CASERTA - C’è molto riserbo sulle indagini che hanno portato, la scorsa settimana, all’arresto di Endri Elezi, 28enne di nazionalità albanese, accusato essere fiancheggiatore di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, autore della strage di Nizza del 2016.

A seguito dell’arresto l’operazione sta infatti ancora proseguendo per ricostruire la rete di complicità e contatti che ha coperto la fuga e la latitanza di Elezi, colpito da mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità francesi, poiché ritenuto responsabile di aver fornito armi e supporto logistico per l’attentato che cinque anni fa costò la vita a 86 persone, tra cui sei italiani. 

Quel 14 luglio, data della presa della Bastiglia, festa nazionale francese, diventò per Nizza il giorno del più grave massacro a colpire la città dal dopoguerra. Alle 22:34 la folla assiepata sulla Promenade des Anglais, poco dopo la fine dei fuochi d’artificio, venne falciata da un camion di 19 tonnellate lanciato a 90 chilometri all’ora. Alla guida c’era il trentunenne tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, uno dei tanti estremisti islamici che nel recente passato hanno insanguinato le città europee. A bloccare la folle corsa, durata due chilometri e tre minuti, fu la polizia, che sparò contro la cabina di guida del veicolo, dentro il quale sarebbero poi stati trovati esplosivo e armi. Sulla Promenade rimasero 84 morti, tra cui 14 bambini, e 434 feriti, 52 dei quali in gravi condizioni. Altre due persone sarebbero morte successivamente per le ferite riportate, portando il bilancio finale a 86 vittime.

A quasi cinque anni di distanza da quell’assurda notte sono però ancora molti  gli interrogativi che rimangono senza risposta. Nonostante continue indagini, le polizie europee non sono infatti riuscite a capire chi avesse accompagnato Lahouaiej Bouhlel nel suo cammino di radicalizzazione e chi gli offrì supporto logistico e operativo per preparare l’attentato. Buchi neri che sembravano aver inghiottito la rete di fiancheggiatori, senza la quale Lahouaiej-Bouhlel avrebbe difficilmente potuto portare a termine il suo obiettivo omicida. Ecco perché l’arresto di questi giorni potrebbe segnare un punto di svolta importante per le indagini. Elezi, arrivato nel Casertano da non molto tempo con l’obiettivo di confondersi nella folta comunità albanese stanziata a Sparanise, è stato infatti notato comunque dagli investigatori della Digos della Questura di Caserta guidati da Enzo Vitale, che passano costantemente al setaccio tutti i “punti sensibili” dove presunti terroristi potrebbero lasciare tracce, dalle moschee alle agenzie trasferimento denaro, che si trovano alle stazioni ferroviarie. Il controllo e la conoscenza del territorio degli uomini della Digos, sebbene l’uomo non frequentasse moschee o altri luoghi di culto, ha fatto comunque sì che la sua presenza non sfuggisse agli investigatori, che hanno potuto così monitorare i suoi contatti e le sue frequentazioni prima di far scattare il blitz. 

Se il ruolo di Elezi nell’attentato di Nizza verrà confermato dai riscontri, le autorità sperano di poter mettere le mani sui gangli di quella rotta criminale sulla quale passa il traffico di armi che dai Paesi balcanici e l’Albania, attraversa l’Italia per poi giungere nel cuore dell’Europa.