CANBERRA - Gli ex detenuti per immigrazione non autorizzata in Australia potrebbero essere obbligati a indossare le cavigliere elettroniche nonostante una nuova sentenza che ha dichiarato illegale tale provvedimento. In risposta al pronunciamento della Corte, il governo federale ha rapidamente approvato un emendamento alla legge per aggirare la decisione.

Secondo il nuovo testo, gli ex detenuti potrebbero essere soggetti a coprifuoco e a monitoraggio elettronico qualora il ministro competente ritenesse che rappresentino un “rischio sostanziale” per la comunità australiana essendo potenzialmente in grado di commettere reati gravi.

Prima della sentenza di ieri, queste misure venivano applicate automaticamente a tutti gli ex detenuti, a meno che il ministro non decidesse diversamente. Tuttavia, l’Alta Corte aveva stabilito mercoledì che tali misure erano illegali poiché violavano la separazione dei poteri tra governo e magistratura, dal momento che solo la magistratura può imporre punizioni penali.

Il ministro per l’Immigrazione, Tony Burke, ha presentato oggi alla Camera dei Rappresentanti l’emendamento, sottolinenando che la decisione dell’Alta Corte “non era quella desiderata, ma era una possibilità per la quale il governo si era preparato”. Burke ha precisato che le nuove condizioni sui visti sono “pensate per proteggere la comunità, non come misura punitiva”.

La controversia legislativo-giudiziaria era sorta dopo una decisione dell’Alta Corte nel 2023 che aveva reso incostituzionale la detenzione a tempo indeterminato, conducendo al rilascio di 215 detenuti. Di questi, 126 erano stati soggetti a coprifuoco dalle 10pm alle 6am, mentre 143 indossavano le cavigliere elettroniche.

Il caso era stato sollevato da un eritreo apolide, identificato con lo pseudonimo YBFZ, che aveva subito sanzioni per non aver rispettato le condizioni di monitoraggio. Il suo legale aveva sostenuto che il dispositivo elettronico aveva provocato in lui un notevole disagio psicologico.

Sempre ieri, il portavoce dell’opposizione per gli Affari interni, James Paterson, aveva definito la sentenza una “sconfitta imbarazzante” per il governo e aveva richiesto rassicurazioni che la comunità australiana sarebbe stata adeguatamente protetta.