SAN PAOLO – Sono donne, sono scienziate, sono sudamericane (una brasiliana, l’altra argentina). E sono state premiate per le loro ricerche.
La microbiologa brasiliana Mariangela Hungria ha vinto il World Food Prize (una sorta di “Nobel dell’agricoltura”) per le sue ricerche sulla fissazione dell’azoto, la sostenibilità dell’uso dei suoli e dell’agricoltura nelle aree tropicali.
Hungria fa parte di Twas (The World Academy of Sciences), un’organizzazione che sostiene la ricerca nei Paesi in via di sviluppo, come motore di sviluppo economico e sociale.
Le sue ricerche sono dedicate alla possibilità di fertilizzare i suoli e nutrire le colture con i batteri natrualmente presenti nel terreno, anziché con concimi di sintesi.
Si stima che i suoi prodotti siano stati utilizzati in Brasile di oltre 40 milioni di ettari, permettendo agli agricoltori di rispamiare complessivamente 40 miliardi di dollari ed evitando il rilascio in atmosfera di 180 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
“Molte persone hanno messo in discussione le mie capacità nel corso della mia carriera – ha commentato Hungria alla notizia del premio –. Ma io credevo in ciò che facevo e ho perseverato. Il ruolo delle donne nell’agricoltura, dal lavoro nei campi alla scienza, merita un maggiore riconoscimento. Sostituire l’uso di prodotti chimici con quelli biologici in agricoltura è stata la lotta della mia vita”.
In Argentina, la fisica María Teresa Dova ha vinto il Premio L’Oréal-Unesco per le donne nella scienza 2025. Formatasi all’Università de La Plata, affiliata al Conicet, è l’undicesima argentina a conquistare questo riconoscimento.
Le sue ricerche si concentrano sull’origine del cosmo e sul ruolo chiave avuto dal bosone di Higgs (una particella elementare) nel permettere l’aggregazione della materia negli istanti successivi all’esplosione del Big Bang.