ROMA - La caccia alle risorse per la manovra accelera, con una stretta sui tagli alla spesa.

Se con la prossima legge di bilancio, come promesso dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non verranno chiesti “nuovi sacrifici” agli italiani, è sulla voce ‘spending review’ che è puntata la lente del ministero dell’Economia alla ricerca di potenziali nuove coperture.

Il quadro prenderà forma nei prossimi giorni, quando sarà pronto il Documento programmatico di bilancio (Dpb) con le principali linee di intervento della manovra, che l’Europa attende entro domani, 15 ottobre. Termine che Bruxelles ha concesso a Roma anche per l’invio del Piano strutturale di bilancio appena approvato dal Parlamento.

Rispetto alla polemica con l’opposizione degli ultimi giorni, è intervenuta Giorgia Meloni, che al Tg5 ha commentato: “Quella delle tasse per tutti è un’altra fake news perché lei ha visto che questo governo le tasse le abbassa. Aumentare le tasse io la considero una cosa di sinistra, infatti la sinistra ancora chiede la patrimoniale, ma io di sinistra non sono e quindi faremo del nostro meglio anche per confermare i nostri provvedimenti e magari fare qualcosa di più”.

La premier ha poi voluto rassicurare che i sacrifici stavolta non li faranno i cittadini, ma toccherannno ai ministeri, senza andare però a toccare la sanità. E anche dal Ministero dell’Economia è emerso che l’unica voce che non sarà tagliata sarà la spesa sanitaria, su cui il governo si è impegnato a mantenere l’incidenza sul Pil.

“Come ha detto Giorgetti, la sanità avrà il suo spazio [in manovra]”, ha confermato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Che si dice “tranquillo e fiducioso” sul fatto che arriveranno più soldi: rispetto ai 5 miliardi stanziati nella legge di bilancio dello scorso anno, dovrebbe arrivare un aumento dei fondi dell’ordine dei 2-2,5 miliardi. La preoccupazione di Schillaci è soprattutto che “i soldi vengano spesi bene e spesi bene in tutte le parti d’Italia”, non come per le liste di attesa, ha esemplificato, dove i soldi ci sono “ma non tutti li hanno spesi”.

Al di là della sanità, per tutte le altre spese sono in arrivo “tagli significativi” e anche le amministrazioni saranno costrette “a fare risparmi”, ha promesso Giorgetti. Ad essere chiamati in causa, dunque, tutti i ministri e gli enti, economici o meno, che ricevono soldi pubblici.

Se quei soldi sono utilizzati per progetti “inutili”, meglio che vengano spesi per altro, per il taglio del cuneo ad esempio, o per aiutare le famiglie con figli piccoli.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, torna sui capisaldi della sua strategia di politica economica e, parlando alla festa del quotidiano Il Foglio, non può essere più esplicito: se i colleghi di governo non presenteranno le proprie proposte per ridurre la spesa di ciascun dicastero, sarà il ministro dell’Economia a vestire i panni del “cattivo”, a prendersi la responsabilità e a procedere con le sforbiciate. Sul piatto c’è l’obiettivo di reperire, secondo fonti di maggioranza, circa 3 dei 25 miliardi di cui sarà composta la legge di bilancio.

Via dunque tutte le spese che possono essere considerate sprechi di “tanti ministeri, tanti enti pubblici, anche non economici, che vivono di contributo pubblico” e che devono rendersi conto, spiega Giorgetti, che “ogni euro che spendono è un euro che tolgono ai cittadini e alle imprese che pagano le tasse”. 

I Comuni, che rientrano tra gli enti pubblici, spiegano ancora una volta, con le parole del presidente di Anci Lombardia Mauro Guerra, che per ulteriori tagli “spazio non c’è”.

E il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, pur fiducioso, fa eco sottolineando che gli enti locali “sono anni che soffrono” e che più che di tagli è di una mano che avrebbero bisogno.

Giorgetti ha però a che fare con delle priorità assolute per ogni ministro dell’Economia: innanzitutto ridurre il debito, ma anche dare una spinta alla crescita e alla demografia. Aiutare le famiglie è un modo per assicurare, nel tempo, la stabilità finanziaria del Paese e per questo Giorgetti promette “un trattamento fiscale migliore” per i nuclei con figli.

La decontribuzione, la misura pensata per le lavoratrici madri con più di un figlio, potrebbe essere confermata anche nel 2025, insieme ai fringe benefit rafforzati per i dipendenti con figli a carico.

La leader del Pd, Elly Schlein, ha rilanciato anche la proposta del congedo paritario di almeno 5 mesi e non trasferibile, sul quale afferma di “non aver trovato la porta chiusa di Giorgia Meloni”. 

La manovra avrà però come fulcro, anche il prossimo anno, il taglio del cuneo che Giorgetti si è già impegnato a rendere strutturale, dimostrando la volontà di abbassare le tasse contro chi, secondo il ministro, continua a diffondere “la narrazione” di un aumento del peso del fisco.