ROMA - L’Italia è pronta a concludere a Fiuggi e Anagni il suo anno di presidenza del G7, rinnovando l’impegno del Gruppo a risolvere le crisi in Medio Oriente e Ucraina, guardando alla regione indopacifica sempre più al centro di possibili critici sviluppi per le azioni della Corea del Nord e per lo scontro tra Cina e Taiwan, e ponendo l’accento sulla necessità di rilanciare il partenariato con l’Africa.

La due giorni di oggi, lunedì 25 e domani 26 novembre a Fiuggi - in concomitanza con i Med Dialogues di Roma - metterà a frutto il lavoro di un anno particolarmente complesso nel panorama internazionale, con l’invasione russa dell’Ucraina che ormai ha superato i mille giorni e il conflitto a Gaza e in Libano che non trova ancora uno sbocco per una soluzione diplomatica, nonostante i segnali di una possibile tregua tra Hezbollah e Israele.

È proprio al Medio Oriente che è dedicata la prima giornata del summit: dopo che Tajani avrà accolto ad Anagni, nello storico Palazzo della Ragione, gli omologhi dei Paesi G7, prenderà il via la prima sessione dei lavori in cui verranno discusse le modalità per sostenere gli sforzi per arrivare ad un cessate il fuoco nella Striscia e in Libano, le iniziative per il sostegno alla popolazione e la promozione di un orizzonte politico credibile per la stabilità della regione, a partire da una soluzione basata su “due popoli, due Stati” e disinnescando l’escalation tra Israele e Iran.

Su iniziativa italiana verrà affrontato anche il tema delle recenti decisioni della Corte Penale Internazionale, e dei possibili effetti sull’attuale crisi mediorientale.

I mandati di arresto emessi contro il primo ministro israeliano Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Gallant e i capi di Hamas hanno infatti infiammato il dibattito politico anche all’interno del governo, la cui linea - ribadita dal titolare della Farnesina - è di valutare insieme agli alleati quali passi compiere: “Prudenza, lettura delle carte, discuteremo cosa fare”, ha detto il vice presidente del Consiglio sottolineando che “noi sosteniamo la Corte penale internazionel ma deve agire puntando sul diritto e non sulla politica”. E “ho qualche dubbio sull’utilità” della scelta della Corte, “in questo momento in cui invece bisogna arrivare alla pace”.

Le discussioni proseguiranno quindi a Fiuggi, presso il Palazzo dei Congressi, con una sessione di dialogo allargata ai ministri di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati e Qatar, oltre al segretario generale della Lega Araba. “Solo insieme possiamo trovare soluzioni concrete che possano portare pace e stabilità nella regione”, ha sottolineato Tajani.

A conclusione della prima giornata dei lavori e in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i ministri del G7 parteciperanno alla cerimonia di inaugurazione di una panchina rossa, a sottolineare l’attenzione che la presidenza italiana vuole dedicare al tema.

Martedì, la seconda giornata dei lavori si aprirà con una discussione sull’Ucraina e vedrà la presenza del ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha. Nella sessione verranno discusse le modalità di sostegno a Kiev, alla luce dei segnali preoccupanti di escalation russa con massicci raid sulle città ucraine, la revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e il coinvolgimento nella guerra delle forze nordcoreane. Lo sguardo sarà rivolto anche alle iniziative per la futura ricostruzione, della quale l’Italia sarà in prima linea con l’Ukraine Recovery Conference ospitata a Roma a luglio 2025. Il prossimo anno sarà chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri e le prospettive per arrivare ad una pace giusta: dal G7, si ribadirà che ogni soluzione dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, mentre si guarderà con attenzione alla nuova politica americana targata Donald Trump che si insedierà a gennaio prossimo.

I lavori proseguiranno quindi con un focus sull’Indo-pacifico, area strategica per la sicurezza e gli scambi globali, con la presenza dei ministri degli Esteri di Corea del Sud, India, Indonesia e Filippine.

Spazio sarà infine dedicato alle questioni regionali, con particolare attenzione al partenariato con l’Africa - anche nell’ottica del Piano Mattei -, Venezuela e Haiti, prima di un simbolico passaggio di testimone col Canada, che guiderà il Gruppo nel 2025.