BUENOS AIRES - Il governo di Javier Milei ha ufficializzato la privatizzazione di Agua y Saneamientos Argentinos S.A. (AySA), tramite un decreto di necessità e urgenza (Dnu) che non solo autorizza la vendita delle azioni statali, ma introduce anche un cambiamento sostanziale per gli utenti: da ora in avanti, l’azienda potrà interrompere la fornitura di acqua per mancato pagamento, cosa che finora era vietata per gli utenti residenziali. 

Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale con il numero 493/2025, elimina oltre cento articoli del regime regolatorio in vigore dal 2006 e ridefinisce la gestione del servizio di acqua potabile e fognature nell’area metropolitana di Buenos Aires (Amba).

Con questa decisione, lo Stato potrà cedere il 90% delle azioni di AySA − finora dichiarate intrasferibili − aprendo così la porta all’ingresso di capitali privati. 

Parallelamente, il nuovo quadro normativo autorizza interruzioni totali del servizio idrico nelle abitazioni che accumulino un debito superiore ai 60 giorni. Per gli utenti commerciali e industriali, il periodo di tolleranza si riduce a soli 15 giorni. In tutti i casi, la fornitura sarà garantita unicamente per ospedali, cliniche e carceri. 

Aumenti automatici e revisioni straordinarie 

Un’altra novità del decreto è la possibilità di aumentare le tariffe ogni tre mesi in modo automatico, con adeguamenti che mantengano i valori in termini reali rispetto all’inflazione. Inoltre, la futura impresa concessionaria potrà richiedere aumenti straordinari, se giustificati da variazioni impreviste nei costi operativi. 

Nel 2024, le tariffe di AySA sono quadruplicate, con un incremento del 331%, secondo i dati dell’Osservatorio delle tariffe e dei sussidi dell’Iiep (UBA-Conicet). La combinazione di nuove facoltà per applicare aumenti e l’attuale contesto economico prefigura uno scenario delicato per le famiglie, in particolare per i settori a reddito più basso. 

Più poteri alla nuova impresa

Il decreto conferisce inoltre ampie facoltà alla società concessionaria: potrà revisionare i lavori, utilizzare i fondi del contratto come garanzia per il finanziamento e commercializzare eccedenze di acqua o capacità fognaria. Inoltre, è previsto un “regime di transizione” di massimo cinque anni per implementare le nuove disposizioni senza compromettere l’equilibrio economico-finanziario del contratto. 

L’esecutivo ha incaricato l’Agenzia di pianificazione (Apla) di elaborare un piano di miglioramento strategico che definisca le opere di base necessarie per ampliare il servizio. Questo potrebbe includere nuove fonti di finanziamento e alleanze con enti esecutori. 

Cambia il modello 

Secondo il testo ufficiale, la modifica risponde alla necessità di “espansione, sostenibilità ed efficienza” del servizio, esigenza che − a giudizio dell’Esecutivo − non è compatibile con l’attuale modello statale. In tal senso, si sottolinea che la situazione finanziaria di AySA è critica e che lo Stato non dispone della capacità necessaria per mantenere e ampliare la copertura. 

Tuttavia, la decisione suscita già preoccupazione tra utenti e specialisti del settore per le conseguenze che potrebbe avere nella vita quotidiana di milioni di persone. L’accesso all’acqua, garantito come diritto umano essenziale, rischia ora di essere assoggettato alla logica di mercato. 

Il Dnu è stato inviato alla Commissione bicamerale permanente del Congresso, che dovrà esaminarlo entro dieci giorni lavorativi. Nel frattempo, il processo di privatizzazione avanza e le regole del gioco per l’accesso all’acqua nell’Amba hanno già iniziato a cambiare.