TORINO – L'esistenza di un’associazione per delinquere all'interno del centro sociale Askatasuna “non è dimostrata” ed è escluso che il sodalizio “sia stato in grado di esercitare un'egemonia su fenomeni di massa”, come gli scontri di piazza o la commissione di reati durante gli attacchi al cantiere del Tav in Valle di Susa.
Lo scrive il tribunale di Torino nelle motivazioni della sentenza del maxiprocesso agli attivisti del centro sociale, concluso lo scorso marzo.
I giudici avevano inflitto 18 condanne per episodi specifici, ma avevano assolto tutti gli imputati dall'accusa di associazione per delinquere.
Tra i militanti di Askatasuna c‘è, secondo il tribunale, chi coltiva “idee rivoluzionarie”, si richiama a Hezbollah e manifesta “astio verso le istituzioni”, ma questo “non significa far parte di un’associazione, né costituisce reato”.
La sentenza si sofferma anche sul contenuto di una conversazione fra tre militanti, intercettata durante le indagini e citata dai pubblici ministeri a sostegno delle loro tesi.