PALERMO - Il tribunale di Palermo ha assolto il leader della Lega Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio al processo per la vicenda della nave della ong spagnola Open Arms perchè “il fatto non sussiste”.  

Secondo l’accusa, il vicepremier e ministro dei Trasporti, ad agosto del 2019 avrebbe impedito illegittimamente all’equipaggio dell’imbarcazione catalana di far sbarcare a Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare. 

“Dopo tre anni ha vinto la Lega, ha vinto l'Italia. Difendere la Patria non è un reato ma un diritto. Andrò avanti ancora più determinato di prima”, ha detto Salvini dopo la sentenza di assoluzione. 

Soddisfazione espressa anche da parte dei suoi colleghi del governo.  

“C’è un giudice a Palermo! Un abbraccio a Matteo Salvini”, scrive il collega vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a cui fa eco il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, secondo cui “è un grande giorno per l’Italia”. 

L’accusa era rappresentata in aula dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Giorgia Righi. Lo scorso 14 settembre, al termine della requisitoria, era stata chiesta la condanna di Salvini a sei anni di reclusione.  

Al processo si sono costituti parte civile alcuni dei profughi trattenuti a bordo della nave catalana e, tra gli altri, Legambiente, Giuristi Democratici, il Ciss, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza Attiva, il comandante della nave a cui fu impedito l’attracco, Reig Creus, il capo missione Anna Isabel Montes, il Comune di Barcellona, l’associazione Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione).  

I legali delle parti civili avevano chiesto complessivamente la condanna al pagamento di un milione di euro a titolo di risarcimento del danno.  

Il dibattimento è cominciato il 15 settembre del 2021, sono state celebrate 24 udienze e sentiti 45 testimoni. 

“La giustizia ha prevalso, bravo Matteo Salvini, un’altra vittoria per i Patrioti per l’Europa”, scrive su X il premier ungherese Viktor Orban, commentando a caldo l’assoluzione.