BELGRADO - Rispettando tutti i pronostici della vigilia, il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) guidato da Vucic ha vinto con larghissimo margine le elezioni parlamentari e amministrative di domenica nel Paese balcanico. I dati parziali diffusi dalla tv pubblica Rts, basati su elaborazioni degli istituti Ipsos e Cesid, assegnano allo Sns percentuali attorno al 62,5%.

Il successo del presidente è inconfutabile, considerando anche che al secondo posto in termini di consenso, e lontanissimo, figura il Partito socialista (Sps) del ministro degli esteri Ivica Dacic, alleato di governo, che ottiene il 10,7%, una percentuale peraltro inferiore alle attese e alle previsioni dei sondaggi che parlavano di cifre al di sopra del 12%. Stando a questi dati parziali, sarebbero solo tre le forze politiche a superare la soglia di sbarramento del 3% e a ottenere seggi nel Parlamento unicamerale di 250 deputati. Oltre a Sns e Sps, anche il movimento Spas, forza di opposizione moderata di centrodestra guidata dall’ex pallanuotista Aleksandar Sapic, accreditato di circa il 4%.

Tutte le altre 18 forze politiche in lizza sono al di sotto del 3%. L’opposizione, che inizialmente nei mesi scorsi sembrava voler correre unita e fare muro contro l’Sns di Vucic - il fronte di opposizione era accreditato fra il 13% e il 14% - ha poi deciso di boicottare il voto ritenendo che non ci fossero in Serbia le condizioni per elezioni libere e democratiche. Ma successivamente l’opposizione stessa si è divisa, con le forze più dure e radicali che hanno confermato il boicottaggio, mentre altri partiti e movimenti su posizioni più moderate hanno deciso di partecipare alla consultazione, anche dopo l’abbassamento dello sbarramento dal 5% al 3%.

Il risultato tuttavia non è stato dei migliori per gli avversari di Vucic, visto che solo una forza di opposizione entrerà in Parlamento. Dragan Djilas, uno dei leader dell’opposizione radicale, ha sostenuto che il boicottaggio ha avuto successo abbassando l’affluenza che è stata a suo avviso molto inferiore al 50% di cui parla lo Sns, cosa questa che non conferisce legittimità al potere di Vucic.

Per Djilas la partecipazione è stata poco superiore al 40%, e a Belgrado solo del 36%. Complessivamente, quindi, all’Sns di Vucic andrebbero 180 seggi dei 250 complessivi del Parlamento, all’Sps 30, a Spas 11.   Una maggioranza schiacciante che consentirà al partito del presidente di governare da solo e di continuare - come ha più volte detto Vucic in campagna elettorale - nel programma di riforme per la modernizzazione del Paese e la realizzazione delle necessarie infrastrutture, unitamente al capitolo relativo al Kosovo e alla difficile ricerca di un accordo sulla normalizzazione dei rapporti con Pristina.