TBILISI – Non si arrendono. E per la quinta sera consecutiva migliaia di manifestanti pro-Ue sono scesi in piazza in Georgia dopo che ancora una volta, all’alba, la polizia li aveva dispersi con idranti e gas lacrimogeni su Rustaveli Avenue, la via principale di Tbilisi di fronte al Parlamento.

Gli ultimi scontri hanno provocato 26 feriti, in maggioranza manifestanti, ha annunciato il ministero della Sanità. I soccorritori “hanno trasportato 26 persone in infrastrutture sanitarie, tra cui 23 manifestanti e tre rappresentanti del ministero degli Interni”, cioè agenti di Polizia, ha agiunto il Ministero in un comunicato stampa.

La tensione è altissima fuori e dentro i palazzi del potere, con l’ennesima sfida lanciata sabato dalla presidente filo-Ue Salome Zurabishvili, che ha escluso di dimettersi fino a nuove elezioni parlamentari dopo quelle contestatissime del 26 ottobre che hanno visto la vittoria del partito pro-russo al potere, Sogno Georgiano.

“La Presidente, il 29 dicembre, dovrà lasciare la sua residenza e consegnare l’edificio al presidente legittimamente eletto”, è stato invece l’avviso di sfratto del premier Irakli Kobakhidze, che ha escluso il ritorno alle urne. La scelta del nuovo presidente della Repubblica da parte del collegio elettorale dominato da Sogno Georgiano è prevista per il 14 dicembre e l’insediamento del nuovo capo dello Stato è fissato per il 29, ma fino ad allora in Georgia può succedere di tutto, con il rischio di una nuova guerra civile alle porte.

Dopo mesi di crescente scontro tra il partito al governo e gli oppositori che lo accusano di perseguire politiche sempre più autoritarie, anti-occidentali e filo-russe, la protesta ha dilagato giovedì dopo l’annuncio di Kobakhidze di voler rinviare l’avvio del processo di adesione della Georgia all’Ue. Secondo Reuters, ci sono segnali che indicano che la protesta si stia diffondendo in tutto il Paese.

I media georgiani hanno riferito di proteste in almeno otto città e il canale televisivo dell’opposizione Formula mostra filmati di persone a Khashuri, una città di 20.000 abitanti nella Georgia centrale, che lanciano uova contro l’ufficio locale di Sogno Georgiano e strappano la bandiera del partito. E sull’evoluzione della situazione nel Paese ex sovietico sono fissati gli occhi dei blocchi opposti.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev lancia allusioni che suonano come minacce: “Ci sono tutti i presupposti per far ripiombare la Georgia nell’abisso della guerra civile. In breve, i vicini stanno rapidamente seguendo il percorso ucraino verso l’abisso. Di solito questo finisce molto male”.