LA PAZ - Negli ultimi quattro giorni, migliaia di boliviani si sono riversati nelle strade di diverse del Paese per protestare contro la crescente crisi economica, l’aumento dei costi degli alimenti e dei combustibili e la svalutazione della moneta locale. 

Le manifestazioni vedono una grande partecipazione di uomini e donne di ogni età – molti con la Wiphala, la bandiera dei popoli andini, stretta tra le mani – e hanno preso piede in seguito a crescenti preoccupazioni per l’andamento dell’economia del Paese. 

Il contesto di queste manifestazioni è fortemente influenzato dalla situazione politica e giudiziaria che coinvolge l’ex presidente Evo Morales.  

Recentemente, Morales è stato accusato di tratta di persone, un’accusa che lo ha visto al centro di un’inchiesta avviata nel settembre 2024. La causa è legata a una presunta relazione con una minorenne, dalla quale sarebbe nata una bambina nel 2016. Morales ha più volte dichiarato che si tratta di una falsa accusa, una “guerra sporca” messa in atto dal governo per impedirgli di partecipare alle prossime elezioni presidenziali del 2025. 

Sebbene l’obiettivo dichiarato delle manifestazioni sia protestare contro la crisi economica, i sostenitori di Morales hanno chiesto la liberazione di quelli che considerano “prigionieri politici”.  

Nelle dichiarazioni alla stampa, i manifestanti chiedono risposte concrete dal governo, in merito all’aumento dei costi degli alimenti e dei combustibili, esprimendo la loro frustrazione per una situazione economica che considerano insostenibile. 

Nonostante gli organizzatori abbiano sottolineato la natura pacifica della protesta, il confronto con le forze dell’ordine è degenerato in violenza. 

Alcuni dei manifestanti, armati di bastoni, fruste e petardi, hanno cercato di forzare il blocco della polizia, che cercava di mantenere l’ordine pubblico. La risposta delle forze di sicurezza non si è fatta attendere: sono stati utilizzati gas lacrimogeni per disperdere la folla.  

Gli scontri sono continuati per diverse ore, causando almeno cinque feriti tra i manifestanti e gli agenti. Gli disordini sono avvenuti anche in altre città, come Cochabamba, dove la polizia ha subito un’imboscata da parte di un gruppo armato, che ha causato il ferimento di tre agenti. Due autobus diretti da Uyuni a Oruro sono stati attaccati con dieci colpi di arma da fuoco, durante una sparatoria in cui sono rimasti feriti due turisti. 

Il ministro del Governo della Bolivia, Eduardo del Castillo, ha dichiarato in una conferenza stampa che le manifestazioni di questi giorni, in cui Morales deve presentarsi a dichiarare in Tribunale, “non sono casuali” e hanno “l’unico scopo di seminare caos” e “provocare disordini nella sede del governo”. 

Morales non si è presentato per rendere la sua dichiarazione, una formalità in cui avrebbe avuto l'opportunità di presentare prove in merito alle accuse che gli sono state mosse. In caso di mancata comparizione, la normativa boliviana prevede l’emissione di un ordine di arresto affinché la polizia lo conduca con la forza, se necessario. 

Il processo è in corso nella Procura del dipartimento di Tarija, sotto la direzione della magistrato Sandra Gutiérrez, che ha formalmente imputato Juan Evo Morales e la signora Idelsa Pozo Saavedra – la madre della minorenne – per il reato di tratta di persone. Entrambi sono stati notificati secondo quanto stabilito dalla legge. 

A ottobre 2024, l’ex presidente era già stato convocato a testimoniare, ma non si era presentato all’udienza. Successivamente, a dicembre 2024, Morales è stato accusato formalmente ed è stato emesso un ordine di cattura, accompagnato da un’allerta migratoria per impedire la sua uscita dal Paese. 

La procuratrice Gutiérrez ha escluso che si tratti di un caso costruito ai fini di una persecuzione politica. “Come Pubblico Ministero, abbiamo condotto un’indagine obiettiva e vi sono sufficienti elementi di prova”, ha dichiarato alla stampa. 

Le accuse di persecuzione politica da parte di Morales sorgono nel contesto delle crescenti tensioni all’interno del Mas (Movimiento al Socialismo), il partito politico di cui fanno parte sia l’ex presidente che l'attuale mandatario, Luis Arce.  

Arce era stato nominato dallo stesso Morales come suo successore nel 2020, diventando candidato alla presidenza e vincendo le elezioni. Tuttavia, subito dopo essersi insediato al governo, sono cominciate le dispute interne per il controllo del Mas, con accuse reciproche di corruzione tra i due compagni di partito. 

A giugno dello scorso anno, l’ex capo militare, Juan José Zúñiga, aveva preso il controllo della sede dell’esecutivo boliviano, arrivando sulla piazza principale di La Paz su un carro armato, seguito da altri veicoli di guerra. Arce lo aveva affrontato faccia a faccia e, poche ore dopo, aveva nominato un nuovo vertice militare. I carri armati avevano quindi lasciato la piazza e il colpo di stato era stato sventato.