CÓRDOBA - “Quando eravate neonati, con appena poche ore di vita (…) una infermiera tentò di uccidervi. (…) Oggi chi vi ha inflitto quel tremendo danno è stata condannata ed è in carcere per la gravità di quanto ha fatto”. Con queste parole, la Corte Criminale n.7 di Córdoba si è rivolta ai bambini sopravvissuti agli attacchi nel “caso Neonatal”, una delle vicende giudiziarie più drammatiche nella storia sanitaria argentina.
Affinché un giorno possano capire cosa è accaduto, la Corte ha anche sottolineato che la grande maggioranza dei medici e degli infermieri si dedica con impegno a fare del bene. “C’è stata una cattiva professionista; ma ci sono milioni di altri pronti a sacrificarsi, giorno dopo giorno, per il nostro benessere”, sottolinea la conclusione della sentenza.
Il tribunale ha pubblicato le motivazioni della sentenza che condanna Brenda Cecilia Agüero, infermiera dell’Ospedale Materno Neonatal di Córdoba, alla pena di ergastolo per omicidio insidioso di cinque neonati e tentato omicidio di altri otto.
Secondo il voto maggioritario, nonostante l’assenza di prove dirette, esiste una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti che permettono di attribuirle la responsabilità penale: Agüero era presente in tutti i turni critici, segnalava le descompensazioni prima che fossero visibili e, nel suo armadietto, furono trovate fiale di potassio e penne di insulina non autorizzate.
Quattro giurati popolari, tuttavia, si sono pronunciati per l’assoluzione, sostenendo che in molti casi non vi erano segni clinici compatibili con le modalità descritte, a conferma di un dibattito complesso che ha diviso il collegio giudicante.
Assoluzione dell’ex ministro Cardozo
Se la condanna di Agüero era attesa, ha suscitato forte dibattito l’assoluzione dell’ex ministro della Salute Diego Cardozo, figura chiave nell’inchiesta per omissione di denuncia.
I giudici tecnici José Daniel Cesano e Laura Huberman avevano votato per la sua condanna, ritenendo che Cardozo, informato il 7 giugno 2022 dei sospetti omicidi, avesse l’obbligo giuridico di denunciare immediatamente i fatti.
Ma il peso della giuria popolare, che ha la maggioranza decisionale nei processi per giurati, ha ribaltato la posizione: otto membri contro due hanno optato per l’assoluzione, argomentando che l’ex ministro, una volta appresa la situazione, dispose misure operative immediate: intervento dell’ospedale, sospensione del personale coinvolto, avvio di indagini interne e preparazione di una denuncia penale. “Una volta impartite le direttive, i fatti cessarono”, hanno sottolineato i giurati.
Sono stati invece condannati a pene detentive e interdizione dai pubblici uffici Liliana Asís (ex direttrice dell’ospedale), Alejandro Escudero Salama (ex subdirettore amministrativo), Martha Gómez Flores (ex capo di Neonatologia), Adriana Moralez (membro del Comitato di Sicurezza del Paziente) e Pablo Carvajal (ex segretario di Salute provinciale).
Secondo la sentenza, questi dirigenti ebbero piena consapevolezza della natura criminale degli eventi e, nonostante ciò, omisero la denuncia e adottarono condotte volte a occultare i fatti.
Violenza istituzionale sulle madri
Il tribunale ha qualificato i fatti anche come violenza istituzionale, denunciando che lo Stato, attraverso i suoi agenti, ha violato diritti fondamentali sanciti dalle convenzioni internazionali e dalla normativa interna, come la Legge n. 26.485 di Protezione integrale alle donne.
“In uno dei momenti di maggiore vulnerabilità della donna – la maternità – il suo bambino è stato vittima di attacchi barbarici e le è stata negata ogni informazione”, si legge nella sentenza, che descrive una sequenza di “pratiche scorrette” subite dalle madri: dalla colpevolizzazione fino alla completa assenza di comunicazione sulle cause dei decessi.
In chiusura, il giudice Cesano si è rivolto alle famiglie delle piccole vittime: “Davanti a un dolore così grande, nulla – neppure il Diritto – potrà riparare la vostra perdita. Tuttavia, speriamo che questo freddo processo, orientato a raggiungere la verità, possa aiutarvi a cominciare il difficile cammino del lutto”.