MOSCA - La dichiarazione è stata fatta mentre Putin si prepara a possibili colloqui con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha più volte affermato di voler porre fine al conflitto in Ucraina, che dura dal febbraio 2022.
Durante la consueta sessione annuale di domande e risposte sulla TV di Stato, Putin ha detto a un giornalista statunitense di essere pronto a incontrare Trump, pur ammettendo di non aver parlato con il presidente eletto da anni.
Alla domanda postagli in modo provocatorio su cosa potrebbe offrire a Trump da una posizione di debolezza, Putin ha sottolineato che la Russia non si trova in una posizione debole e ha continuato a guadagnare forza, sia economica quanto militare, dall’inizio del conflitto nel 2022. “Siamo pronti, ma anche l’altra parte deve essere pronta sia ai negoziati che ai compromessi. Abbiamo sempre detto che siamo pronti per negoziare”.
Putin ha aggiunto che la Russia non pone condizioni per iniziare colloqui con l’Ucraina ed è disposta a negoziare con chiunque, incluso il presidente Volodymyr Zelensky, sempre che questo venga legittimato dal popolo ucraino tramite un’elezione, essendo il suo mandato scaduto a maggio. Putin ha avvertito che la “stanchezza” ucraina peggiorerà se il conflitto si dovesse prolungare ulteriormente: “Presto, a mio parere, non ci sarà più nessuno disposto a combattere”.
Putin ha insistito sulla necessità di una pace duratura piuttosto che di un cessate il fuoco temporaneo, espediente che permetterebbe al nemico di “rafforzare I suoi contingenti militari”.
Durante l’incontro con la stampa, Putin ha vantato l’invincibilità del missile ipersonico “Oreshnik”, già testato contro obiettivi ucraini, e ha suggerito la possibilità di nuovi lanci sfidando la NATO a dispiegare tutte le loro difese aeree nel tentativo di intercettare la nuova arma multi-testata.
Riflettendo sull’impatto della guerra, Putin ha ammesso: “Ho smesso quasi del tutto di ridere”, per poi minimizzare la presunta perdita strategica rappresentata dalla recente fuga del presidente siriano Bashar al-Assad e con essa l’addio alla posizione di preminenza della Russia in Siria, affermando che il vero beneficiario della crisi siriana è stato Israele.