MOSCA - Sono passati più di mille giorni da quando la Russia di Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina e il conflitto sembra essere entrato in una nuova fase, dopo il via libera del presidente americano, Joe Biden, all’uso delle armi statunitense in territorio russo. E così Kiev, per la prima volta, ha utilizzato i missili a lungo raggio Atacms forniti da Washington, per colpire in profondità il territorio russo. Un’azione a cui è immediatamente seguita la decisione, annunciata simbolicamente il millesimo giorno di guerra, del Cremlino di adottare una nuova dottrina nucleare. Dei sei missili lanciati da Kiev verso la regione russa di Bryansk, dove si troverebbe un deposito di armi, cinque sarebbero stati abbattuti dai sistemi di difesa Pantsir e S-400, mentre i frammenti del sesto, dopo essere stato colpito, avrebbero causato un incendio in una struttura militare, senza provocare feriti o vittime.

E mentre Zelensky esultava per il fatto che ora  ha “capacità a lungo raggio” da usare contro il nemico, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, dal G20 di Rio de Janeiro, ha bollato l’uso dei missili Atacms come un attacco diretto americano, che avrebbe fatto fare al conflitto un salto “qualitativo”. “È impossibile usare questi missili ad alta tecnologia senza gli americani e riteniamo che non un singolo Atacms possa essere usato senza la partecipazione di specialisti statunitensi. Reagiremo in modo appropriato”, ha minacciato il capo della diplomazia russa. Nel frattempo, il Cremlino ha reso noto che le nuove linee guida della dottrina nucleare russa, prevederebbero l’uso delle armi atomiche “come misura estrema e ultima risorsa” a scopo di difesa, ampliandone di fatto le possibilità di impiego. L’agenzia di stampa russa Tass, ha sottolineato che, se in precedenza la Russia valutava l’impiego di armi nucleari solo nel caso in cui “l’esistenza stessa dello Stato fosse minacciata”, ora il concetto viene ampliato, aprendo alla possibilità di ricorrere a una risposta nucleare anche rispetto ad una “minaccia critica alla sovranità e all’integrità territoriale” della Russia o della Bielorussia, sua stretta alleata. Sia che la minaccia provenga da un attacco atomico sia che arrivi da armi convenzionali.

Secondo quanto riportato, nel documento si legge che ogni “aggressione da uno Stato che appartiene a una coalizione militare contro la Federazione Russa e i suoi alleati, sarà considerata come un’aggressione da parte di tutta questa coalizione”, un chiaro riferimento all’Alleanza Atlantica. Anche un’aggressione “da parte di uno Stato non nucleare con il coinvolgimento o il sostegno di uno Stato nucleare, sarà considerata come un attacco congiunto”. Alla domanda se ciò significhi che la Russia potrebbe dare una risposta nucleare anche ad attacchi non nucleari da parte dell’Ucraina con l’uso di missili forniti da Paesi occidentali, Peskov ha risposto affermativamente. Tuttavia, vengono anche stabiliti nei dettagli i criteri per una valutazione della minaccia, tra i quali vi sarebbe l’esistenza di informazioni affidabili sul lancio di un attacco “massiccio” alla Russia con mezzi aerei e missilistici che oltrepassino il confine di Stato. Un cambiamento, quella apportato da Mosca alla sua dottrina nucleare, che fa riflettere soprattutto alla luce dell’arsenale che ha a disposizione: con quasi 6mila testate, la Russia è considerata la prima potenza nucleare del pianeta, nonostante si stimi che di tutte le testate, sarebbero circa 1.600 quelle effettivamente dispiegate e pronte all’uso, mentre le restanti sarebbero “di riserva”. Di quelle operative, 812 sarebbero installate su missili balistici da terra, 576 su missili balistici lanciabili da sommergibili e 200 nelle basi dei bombardieri pesanti. 

La Casa Bianca ha reagito parlando di “retorica irresponsabile” da parte del Cremlino che ha, però, fatto intravedere un’apertura verso il prossimo presidente americano. Se Donald Trump sarà pronto ad ascoltare le preoccupazioni della Russia e a capire le ragioni per cui sta agendo in questo modo, sarà possibile un dialogo “per il raggiungimento della pace”, ha fatto sapere Peskov.

Dura anche la reazione dell’Ue, il cui Alto rappresentante, Josep Borrell, al termine del Consiglio di Difesa, ha commentato: “Il fatto che Mosca abbia annunciato di voler aggiornare la dottrina nucleare, in coincidenza con i mille giorni di guerra contro l’Ucraina, è simbolico, qualsiasi chiamata alla guerra nucleare è irresponsabile”. D’altronde, ha fatto notare Borrell, non è la prima volta che Mosca minaccia un’escalation, ma “invocare il nucleare, parlare di deterrenza nucleare, in questo momento, è qualcosa che respingiamo con forza”, ha aggiunto.

Da parte sua, il presidente francese, Emmanuel Macron, si è rivolto all’omologo cinese perché attraverso la sua influenza intervenga per evitare un aggravamento della situazione: “Ho invitato il presidente Xi Jinping a usare tutto il suo peso, la sua pressione, la sua capacità negoziale nei confronti del presidente Putin affinché fermi gli attacchi” in Ucraina, ha detto ai giornalisti al vertice del G20 di Rio de Janeiro, a margine del quale i due leader hanno avuto un incontro bilaterale. 

“L’intensificarsi degli attacchi sull’Ucraina dimostrano come Putin stia cercando di dare una spallata ancora più forte e non una soluzione diplomatica”, ha commentato il ministro della Difesa italiana, Guido Crosetto, aggiungendo che “la pace inizierà quando Putin smetterà di lanciare bombe almeno per un giorno, ma per mille giorni non lo ha fatto”.