MOSCA - La strada verso la pace tra Russia e Ucraina appare sempre più lunga e impervia, nonostante l’attivismo diplomatico dell’amministrazione statunitense. L’ultimo discorso di Vladimir Putin, pronunciato davanti ai vertici delle Forze Armate e del Ministero della Difesa, ha demolito l’ottimismo di chi, come Donald Trump, è convinto che un accordo sia a portata di mano. Il numero uno del Cremlino ha infatti ribadito che Mosca raggiungerà i propri obiettivi con ogni mezzo: se i negoziati con Washington dovessero fallire, la Russia è pronta a continuare la guerra per tutto il 2026. 

Putin ha riservato parole particolarmente aggressive e sprezzanti verso i leader europei, definendoli “porcellini” che si sono immediatamente accodati alla precedente amministrazione Usa nella speranza di trarre profitto dal “crollo” della Russia. Secondo il leader russo, l’Europa sta alzando il “livello di isteria”, alimentando timori infondati su un’imminente invasione russa del Vecchio Continente. 

“La Russia spera in un dialogo con l’Europa, ma è improbabile che ciò avvenga con le attuali élite politiche”, ha dichiarato Putin, accogliendo invece con favore i progressi nei contatti con il team di Trump. Lo zar ha sottolineato come la Russia abbia recuperato la propria sovranità dopo decenni in cui, caduta l’URSS, non è mai stata accettata come “pari” dall’Occidente. 

Il piano di Mosca è chiaro: il controllo totale del Donbass, conquistato solo in parte in quattro anni di conflitto, resta la priorità assoluta. Putin ha garantito che, in assenza di una soluzione diplomatica che affronti le “cause profonde” del conflitto, la Russia otterrà la liberazione dei suoi “territori storici” con la forza. 

Non solo: il Cremlino intende espandere le cosiddette “zone di sicurezza” nelle regioni di Kharkiv, Dnipropetrovsk e Sumy. Il ministro della Difesa, Andrei Belousov, ha avvertito che esistono le “condizioni reali” perché la guerra prosegua fino al 2026, accusando la Nato di prepararsi acceleratamente a uno scontro con la Russia per il prossimo decennio. 

Per la prima volta, Mosca ha reso noti i costi reali dell’operazione. Belousov, economista prestato alla Difesa, ha confermato che la spesa per la difesa è salita al 7,3% del Pil, con il 5,1% destinato esclusivamente alle operazioni militari. È un impegno finanziario enorme per un’economia stagnante, gravata dalle sanzioni e dal calo delle entrate da idrocarburi, che dovrà sostenere un fronte lungo oltre 1.000 chilometri almeno per altri due anni. 

La risposta di Volodymyr Zelensky non si è fatta attendere. “Abbiamo ricevuto un altro segnale da Mosca, che si sta preparando alla guerra per il prossimo anno”, ha dichiarato il presidente ucraino alla vigilia di un Consiglio Europeo cruciale. Zelensky ha ribadito che Kiev non rinuncerà ai propri territori né de jure né de facto, definendo essenziale che i partner occidentali reagiscano con fermezza. 

Il cuore del summit europeo che inizia oggi a Bruxelles sarà il via libera al cosiddetto “prestito di riparazione” per Kiev: un finanziamento basato sui rendimenti dei 210 miliardi di euro della Banca Centrale russa congelati in Occidente. Di questi, ben 185 miliardi sono gestiti dal colosso belga Euroclear. “L’esito di questo incontro deve far capire alla Russia che il suo desiderio di continuare la guerra è inutile”, ha incalzato Zelensky, sottolineando che il futuro del sostegno ucraino dipende interamente dalle scelte coraggiose dell’Europa. 

Nonostante i toni bellicosi, i canali diplomatici restano aperti, seppur sottotraccia. Secondo Politico, funzionari statunitensi e russi potrebbero incontrarsi a Miami nel fine settimana. La delegazione russa dovrebbe includere Kirill Dmitriev (capo del fondo sovrano russo), mentre per gli Usa parteciperebbero l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e Jared Kushner, genero del presidente Trump. L’obiettivo sarebbe presentare a Mosca l’esito delle discussioni avute da Washington con i partner europei nel tentativo di trovare, nonostante tutto, un compromesso.