MOSCA - Dopo le recenti e allarmanti incursioni in Polonia e in Estonia, la Russia continua a bombardare con sempre più forza l’Ucraina. E la tensione dei Paesi confinanti con il teatro di guerra - preoccupati dagli sconfinamenti - continua irrimediabilmente a salire. Per questo Varsavia ha deciso di rispondere ieri all’alba, alzando in volo i suoi jet insieme a quelli degli alleati. La decisione è arrivata dopo che Mosca ha lanciato l’ennesimo massiccio attacco aereo sul territorio di Kiev, con raid che hanno preso di mira target nei pressi del confine occidentale con la Polonia.

A renderlo noto la Difesa di Varsavia che, in un post su X, ha spiegato che “a causa dell’attività dell’aviazione russa, che sta conducendo attacchi nel territorio ucraino, l’aviazione polacca e degli alleati ha iniziato operazioni nel nostro spazio aereo”.

“Coppie di caccia si sono alzate in volto e i sistemi di difesa aerea di terra e quelli di ricognizione e radiolocalizzazione sono stati messi in massima operatività”, ha spiegato il ministero nel post.Il ministro della Difesa dell’Estonia Hanno Pevkur ha intanto lodato la risposta della Nato, alla quale hanno partecipato F-35 italiani, all’incursione dei tre caccia russi nello spazio aereo estone avvenuta due giorni fa e che Mosca ha negato. “Venerdì - ha detto Pevkur- abbiamo visto che la Nato funziona in modo molto efficace e positivo, fino al punto che se fosse stato veramente necessario fare ricorso all’ultima risorse, l’uso della forza, erano pronti a farlo”.I tiepidi estivi venti di pace che spiravano dall’Alaska si sono ormai raffreddati, con l’autunno ormai alle porte sul campo di battaglia e l’ennesimo inverno di guerra da affrontare.

Vladimir Putin non fa sconti e avverte provocatoriamente di avere “oltre 700mila uomini schierati sul fronte in Ucraina”. Mosca, al solito, si dice disponibile a compromessi purché i suoi interessi vengano garantiti: è un valzer infinito che conduce sempre al solito punto. Lo stallo. Volodymyr Zelensky a sorpresa visita le truppe ucraine nel Donetsk, dal 2014 teatro di scontri feroci, rivendicando una “operazione di controffensiva” nei settori di Dobropillia e Pokrovsk, dove i russi rischiavano di sfondare le linee ma, alla fine, non ci sono riusciti. Non è un dettaglio da poco perché, come ogni anno, i movimenti di terra da ottobre in poi si fanno più complicati con l’arrivo delle piogge e del fango prima e della neve poi.

“L’Ucraina sta giustamente difendendo le sue posizioni e il suo territorio”, ha detto Zelensky. “Stiamo mandando all’aria tutti i piani della Russia, i piani per distruggere il nostro Stato”. Di fatto, però, nemmeno il 2025 sarà l’anno della pace e l’attenzione si sposta al 2026, con l’Occidente e la Russia (spalleggiata da Cina, Iran, Nord Corea e, per certi versi, una molto ambigua India) sempre più impegnati in una gara contro il tempo. L’economia di Mosca rallenta - lo zar dice che lo si fa apposta per “contenere l’inflazione” - e al contempo si riduce la possibilità di reggere lo sforzo bellico. Guarda caso Putin benedice l’ipotesi di “una tassa sul lusso” per rimpinguare i forzieri purché “non si esageri”. Ma son segnali. Donald Trump questo lo ha capito molto bene e dunque, da Londra, torna a battere il tasto sulla necessità di privare il Cremlino degli introiti necessari, interrompendo gli acquisti di petrolio russo da parte degli alleati europei (ovvero solo Ungheria, Slovacchia e Turchia). “Se i prezzi del greggio calano Putin dovrà fermarsi”, ha detto il presidente Usa. E qui entra in gioco l’Europa.

Riunito a Bruxelles un Coreper straordinario - ovvero il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue - dedicato alle sanzioni, con il diciannovesimo pacchetto elaborato dalla Commissione pare ormai in dirittura d’arrivo. C’è molta attesa, soprattutto dopo le richieste di Trump, sia sul petrolio sia sui dazi alla Cina. L’Ue, però, non impone sanzioni secondarie nel modo in cui lo fa l’America e quindi - spiegano diverse fonti - si sta studiando la possibilità di aggiungere alla lista nera un maggior numero di società di Paesi terzi responsabili di aiutare Mosca a evadere le (molte) misure restrittive già varate. Per quanto riguarda il capitolo idrocarburi, oltre al petrolio c’è pure il gas da considerare. I Paesi Ue importano ancora una quota non esigua di Lng russo. La Commissione ha presentato nel quadro del piano RePowerEu un piano per mettere fine ai contratti di lungo termine entro il primo gennaio 2028. Ebbene, l’esecutivo ora starebbe pensando di anticipare con un emendamento.