Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con l’inizio della guerra fredda, la Germania viene divisa in due sfere d’influenza, sovietica a est e statunitense a ovest. La stessa cosa avviene a Berlino. Le due parti della città si sviluppano negli anni successivi secondo modelli di società contrapposti, quello capitalista a occidente e quello comunista a oriente. La divisione della Germania viene formalizzata nel 1949 con la nascita di due Stati: la Repubblica Federale Tedesca (BRD) a ovest e la Repubblica democratica tedesca (DDR) a est. Da questo momento inizia un esodo costante e massiccio dei tedeschi dell’est verso ovest. Con la chiusura ufficiale del confine tra la Germania Est e Ovest nel 1952 Berlino, amministrata dalle quattro potenze occupanti, divenne la porta principale attraverso la quale i tedeschi dell’est entravano a ovest. Il 15 giugno 1961, Walter Ulbricht, segretario del Partito comunista e presidente del Consiglio della DDR dichiarò in una conferenza stampa internazionale: “Nessuno ha intenzione di erigere un muro!”.
Era la prima volta che il termine “mauer” (muro) veniva usato ufficialmente dalle autorità della Germania est. Sabato 12 agosto 1961 Ulbricht firmò l’ordine di chiudere il confine ed erigere il muro. A mezzanotte, la polizia e le unità dell’esercito della Germania orientale iniziarono a costruire una barriera e, entro la mattina di domenica 13 agosto, il confine con Berlino ovest era chiuso. Le strade che costeggiavano il nuovo confine furono dissestate e furono erette recinzioni di filo spinato lungo i 156 chilometri che circondavano i tre settori occidentali, e i 43 chilometri che dividevano Berlino ovest e Berlino est. Da quel momento il 13 agosto divenne comunemente nota in Germania come la domenica del filo spinato. Più tardi, la barriera fu trasformata in un muro vero e proprio, i primi blocchi di cemento furono piazzati il 17 agosto.
Da quel momento iniziarono i tentativi di fuga dal settore orientale della città. Si stima che circa 5.000 siano riusciti nell’arco della storia del muro. Oltre 200 berlinesi dell’est hanno perso la vita tra il 1961 e il 1989. La prima vittima del Muro di Berlino fu Ida Siekmann che, Il 22 agosto 1961, morì saltando dal suo appartamento al terzo piano di Bernauer Strasse. La prima persona a essere uccisa dalle guardie della DDR mentre cercava di raggiungere Berlino ovest fu Günter Litfin, un sarto di 24 anni che, il 24 agosto 1961, tentò di attraversare a nuoto la Sprea. Quel giorno la polizia della Germania Est aveva ricevuto l’ordine di sparare a vista a chiunque tentasse di fuggire. Nel giugno 1962 venne costruito un secondo muro all’interno della frontiera orientale per rendere più difficile la fuga verso l’ovest creando così la cosiddetta “striscia della morte”.
Ma cosa sarebbe oggi la Germania se il Muro di Berlino non fosse caduto nel 1989? A questo interrogativo probabilmente mai nessuno sarà in grado di rispondere, ma è sempre suggestivo ricordare gli avvenimenti di quel trententennio che cambiò la storia del mondo, la vita di ogni tedesco e di quelli che certamente ricorderanno il 22 giugno 1974, quando ad Amburgo, durante il Mondiale ospitato quell’anno dalla Germania Ovest, andava in scena uno degli incontri più surreali della storia del calcio, quello tra le due Germanie, quella dell’ovest e quella dell’Est.
I padroni di casa erano indicati come potenziali vincitori della competizione e affrontarono l’altra faccia di sè stessi: ironia della sorte il sorteggio dei gruppi aveva voluto che in quella Coppa del Mondo le due nazionali “divise” si affrontassero, una sfida che, per ovvie ragioni politiche, tutti avrebbero voluto evitare. E in quella giornata estiva ad Amburgo giunsero 8.000 persone dalla parte orientale del paese, muniti di visti turistici che il governo aveva straordinariamente concesso per l’occasione, che per poche ore ebbero modo di riunirsi ai propri connazionali in un clima surreale: controlli serratissimi in tutta la città, elicotteri a sorvegliare dall’alto ogni possibile movimento all’interno dello stadio.
La partita in sè non aveva un grosso significato sportivo: entrambe le squadre arrivarono alla terza e ultima giornata del proprio gruppo già qualificate alla fase successiva del torneo. In palio vi era la testa del girone, che molti percepivano come la supremazia dell’una parte sull’altra. Quelli dell’ovest erano sulla carta molto più forti, e infatti una ventina di giorni dopo Beckenbauer e compagni avrebbero vinto il Mondiale. Quelli dell’est erano molto meno talentuosi e molto meno belli da vedere tecnicamente. Insomma, sembrava tutto già deciso. E invece...
I minuti scorrevano velocemente senza che nessuna delle due formazioni sembrasse in grado di sbloccare quel match, dove la surrealità della situazione pareva trasmettersi sulla mente e sulle gambe dei giocatoriin campo. Almeno fino al 77’ quando il rude difensore centrale con la maglia blu della Germania Est, Kurbjuweit, lanciava un pallone in area verso l’attaccante e operaio Sparwasser, che superava due “mostri” come Vogts e Hottges, reduci dalla “partita del secolo” Italia-Germania 4-3 di quattro anni prima, e insaccava alle spalle del portiere Maier, reduce anche lui dell’Azteca.
E infatti i più nobili e ricchi tedeschi dell’ovest venivano, quel giorno ad Amburgo, annichiliti dai più poveri fratelli tedeschi dell’est con un gol che, come dissero gli intellettuali dell’epoca, aveva fatto “scricchiolare il Muro”. Alla fine dell’incontro, però, arrivava il momento per ognuno di tornare a barricarsi dal proprio lato del Muro.
Ma probabilmente solo in pochi pensavano che quello sarebbe stato solo un “arrivederci” e che quella sarebbe stata l’ultima occasione in cui lo stesso popolo tedesco tifava contestualmente a favore o contro i suoi stessi beniamini. E nessuno poteva neanche lontanamente immaginare che proprio Sparwasser, l’attaccante-operaio, 15 anni dopo sarebbe stato uno dei primi a oltrepassare quel Muro e a dare inizio alla riunione di uno degli Stati più gloriosi del mondo. Insomma, certamente non si può non dire che quello del 1974 lasciò un’impronta indelebile nella storia di tutta la Germania. E non solo...