Compie 40 anni “Vita spericolata”, inno generazionale targato Vasco Rossi. Era il 3 febbraio 1983 quando il giovane Blasco presentava sul palco di Sanremo la sua canzone intimista, strafottente e, per i detrattori, maledetta.Incredibilmente la carriera del rocker più acclamato d’Italia, anticonformista e trasgressivo, si intreccia con la storia del Festival più nazionalpopolare. Finita in fondo alla classifica, “Vita spericolata” divenne una hit da record. Un anno prima, sempre a Sanremo (definito dallo stesso Vasco, anni dopo, “l’unico posto in Italia dove si può entrare da esordienti e uscire in odore di gloria”) aveva portato “Vado al massimo”. Il concetto era sempre quello, vivere una vita senza limiti.

“Nell’‘83 sono tornato a Sanremo - spiegò Vasco - per riconoscenza nei confronti di Gianni Ravera che mi aveva dato carta bianca l’anno prima e solo perchè avevo la canzone giusta, ‘Vita spericolata’, una bomba, che avevo appena finito di scrivere”. “Vita spericolata”, divenuto negli anni uno dei titoli più citati, che ha ispirato fiumi di inchiostro e scomodato fior di intellettuali e filosofi, è tornata sul palco di Sanremo con il suo autore nel 2005, in versione acustica, con il fido Maurizio Solieri ad attaccare il celebre giro di chitarra iniziale accompagnando Vasco. “Sono qui - disse in quell’occasione il rocker a Paolo Bonolis, che conduceva il Festival - perchè voglio ringraziare questo palco e questa manifestazione che per me è stata l’inizio di un’avventura straordinaria”.

Dopo la canzone di Vasco, la parola “spericolato” è entrata nell’immaginario collettivo quasi con un’accezione nuova, legandosi in modo indissolubile alle note di quel brano, scritte da Tullio Ferro. Del resto, parole del Blasco, “quando ad un artista arriva una canzone così, può pure finire lì la sua carriera”.