BOLOGNA - Dopo Pertini, è il primo capo dello Stato presente alle commemorazioni. “Dopo il gesto di omaggio alla lapide che ricorda le vittime della barbarie degli stragisti vi sono poche parole da poter pronunciare: dolore, ricordo, verità”, ha scandito Mattarella nella sala d’aspetto della stazione dove esplose la bomba.
“La mia presenza qui ha questo significato: la partecipazione al dolore che rimane, la solidarietà della repubblica per questo dolore. Il dovere del ricordo della memoria perché non si smarrisca mai la consapevolezza di quanto avvenuto e che va impedito per il futuro”, ha aggiunto. Il capo dello Stato ha anche parlato dell’importanza di “ribadire la sollecitazione a sviluppare ogni impegno per la verità con ogni elemento che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità”.
Alle 10.25 (l’ora della tragedia rimarrà per sempre impressa nelle lancette ferme del grande orologio) del 2 agosto 1980, un torrido sabato di esodo verso le vacanze, l’atrio della stazione centrale di Bologna si riempie di sangue e detriti. L’esplosione squarcia l’ala sinistra della stazione su piazza Medaglie d’Oro: la sala d’aspetto di seconda classe, gli uffici del primo piano, il ristorante. Nel ristorante-bar-self service perdono la vita sei lavoratrici; tra le vittime anche due taxisti in attesa di clienti nel posteggio davanti all’edificio polverizzato dallo scoppio. 85 morti e 200 feriti: la strage più efferata d’Italia cancella storie e persone di ogni età e provenienza.
Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva, come esecutori materiali, gli ex militanti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Per lunghi anni i familiari delle vittime della hanno chiesto di conoscere i mandanti dell’attentato. Quest’anno, per il 40/o anniversario, ci sono finalmente quattro nomi, anche se rimarranno sulla carta: Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato, Mario Tedeschi. Tutti morti. Non potrà mai esserci un processo, né una sentenza di condanna o di assoluzione.