BUENOS AIRES - Cosa succede quando un regista italiano da anni radicato in Argentina e la sua attrice-musa incontrano il più originale e talentuoso dei drammaturghi italiani viventi? Partiamo da quest’ultimo: Edoardo Erba, autore di oltre trenta opere teatrali, alcune delle quali diventate successi internazionali (come Maratona di New York, tradotta in 17 lingue e rappresentata in città come Londra, Sidney, Rio de Janeiro, Mumbai, Hong Kong e la stessa Buenos Aires).

Il regista è il calabrese Giampaolo Samà, che vive a Buenos Aires dal 2007 ed è conosciuto al pubblico italoargentino anche per la sua partecipazione, come attore, nella telenovela di Canal 13 Argentina: tierra de amor y venganza, epopea dedicata al ruolo dell’immigrazione europea nella costruzione della nazione.

L’attrice, infine, è Miriam Odorico, poliedrica e carismatica, già come protagonista di Una, adattamento teatrale di Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, diretta dallo stesso Samà, suo compagno nella vita e nel lavoro.

Vizio di famiglia (vincitore del Premio Riccione 1993) è il testo di Edoardo Erba che Giampaolo e Miriam hanno tradotto e portato in scena a Buenos Aires, con un debutto spumeggiante, pochi giorni fa, al teatro La Carpinteria, punto di riferimento per le compagnie indipendenti della capitale.

Racconta di una donna matura, Analía, che scopre il desiderio di avere una famiglia e si affida a un’app che permette di creare un pacchetto di famiglia su misura, da affittare per un periodo predeterminato.

Analía sceglie l’opzione marito + due figli + baby sitter + suocera. Ma presto scopre che le parti scritte in piccolo del contratto (le famigerate “clausole vessatorie”) rendono l’acquisto meno vantaggioso del previsto.

Al centro della vicenda, dunque, c’è l’istituzione più discussa e insostituibile del mondo: la famiglia.

Cellula base della società, soggetta a evoluzione, cambiamenti, crisi, ma ancora capace di produrre senso, in particolare due paesi (Italia e Argentina) dove non si rinuncia facilmente al pranzo della domenica o di Natale con i parenti.

Non a caso, dice Samà, “questo è un testo che volevo portare in scena già da molto tempo. Oggi ancora di più perché mi sembra che rispecchi la realtà che viviamo, la crisi e le rivoluzioni che coinvolgono la società e il suo nucleo cellulare”.

Quali sfide si sono presentate al regista, al momento di tradurre, adattare e dirigere l’opera? “La principale – dice Samà – è stata non tradire il testo con l’unico cambio che mi sono permesso di apportare: la sostituzione di un personaggio reale, in carne ed ossa, con uno digitale”.

Un ologramma, un’immagine in uno schermo: l’agente che affitta il “modulo famiglia” ad Analía. “Si elimina il corpo di un attore – continua Samà – per dar vita ad un incubo non molto lontano dalla nostra contemporaneità: le macchine scelgono per noi quasi tutto, quello che ci piace ed anche quello che non ci piace. Rileggendo il testo, mi sembrava di essere di fronte ad un capitolo di Black Mirror”.

Un testo, quello di Erba, più attuale che mai a distanza di 30 anni dalla sua creazione. “La mia lettura – spiega Samà – colloca l’azione in un futuro molto più prossimo di quello che crediamo, con una società dominata dall’intelligenza artificiale che organizza e guida le nostre esistenze”.

In queste condizioni sarà ancora possibile formare una famiglia tradizionale? Avrebbe ancora un senso o si tratta di residuo dell’era analogica? È con queste domande che il regista ha affrontato il testo che può essere letto sia come un atto d’accusa, sia come estrema difesa della famiglia.

“In un mondo dove tutto sembra possibile con l’aiuto della tecnologia – afferma il regista – dove tutte le risposte sono rintracciabili sugli schermi infiniti in cui ci riflettiamo e che ci riflettono quotidianamente, se avviciniamo la lente possiamo vedere i segni chiarissimi della crisi in atto. I dettagli dell’abisso. Quindi, più che una difesa o un’accusa, Vizio di famiglia è uno sguardo ravvicinato, se vogliamo deformato, sull’istituzione familiare: luogo apparentemente felice, gabbia e rifugio, luogo che illude e disillude”.

La scelta del cast, con queste premesse, è stata la parte più difficile. Giampaolo Samà non ha dubbi: “Ho avuto la fortuna di incontrare attori bravissimi”.

Accanto a Miriam Odorico (Analía), Inés Palombo (la baby-sitter), Jorge Castaño (Pedro) e Guillermo Jacubowicz (la nonna). “Il cosiddetto physique du rôle è stato importante nella scelta – spiega Samà –.

Se poi pensiamo che la nonna è interpretata da un uomo, capirai che era fondamentale avere un gruppo di professionisti che potessero riproporre anche visivamente l’idea che avevo in mente”.

Vizio di famiglia (Vicio de familia) è in scena la domenica alle 19,30 al teatro La Carpinteria (Jean Jaures 858, Buenos Aires).

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