“Quando attaccai il ritornello di ‘Maledetta primavera’, avvertii il brivido, l’emozione del pubblico: in quel momento capii che era fatta”. Esattamente 40 anni fa, al Festival di Sanremo del febbraio 1981, Loretta Goggi stregava il Teatro Ariston con la sua hit più famosa: “Mi fa un certo effetto pensare che ‘Maledetta primavera’ abbia 40 anni, io invece ne ho compiuti 70, non è giusto….”, scherza.
“Ricordo che mi avevano sconsigliato di cantare: lo stereotipo voleva le showgirl adatte alle marcette. Nessuno pensava che avrei potuto avere l’estensione e la potenza di Mina o Barbra Streisand. E invece, con un’incoscienza pazzesca, andai avanti. E poi è andata come sappiamo”.
Il brano, scritto da Paolo Amerigo Cassella e Totò Savio, originariamente destinato a fare da sigla di chiusura dello show “Hello Goggi” su Canale 5, arrivò secondo nella classifica finale, dietro un’altro pezzo immortale, “Per Elisa” di Alice, ma è rimasto un grande classico della musica leggera italiana. Per i 40 anni, “la Warner sta preparando un video celebrativo, visto che all’epoca non c’erano le clip”, spiega la Goggi. “Se mi piacerebbe tornare al Festival per cantarla? No… Ma mi fa piacere che la canzone abbia ancora una vita: penso a Syria che l’ha intonata a cappella qualche giorno fa, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano… Il video ha fatto il giro del web, a conferma dell’amore della gente per quel pezzo”.
Quell’edizione riportò la manifestazione all’attenzione del pubblico, dei mass-media e, soprattutto, degli acquirenti di dischi, facendo entrare in classifica un numero massiccio di canzoni dopo qualche anno di modesti riscontri, in particolare i già citati brani di Alice e Goggi, assieme alla canzone quinta classificata “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri, si rivelarono tre hit internazionali, vendendo milioni di copie in Italia e all’estero e divenendo ben presto tre evergreen della musica italiana. Altre canzoni di quell’edizione che riscossero un buon successo furono “Ancora” di Eduardo De Crescenzo, “Questo amore non si tocca” di Gianni Bella, e “Caffè nero bollente” e “Roma spogliata”, rispettivamente degli allora esordienti Fiorella Mannoia e Luca Barbarossa. Grandissimo successo fu ottenuto anche dalla sigla di quell’edizione, la celeberrima “Gioca jouer”, cantata da Claudio Cecchetto.
Nell’anno della pandemia la platea all’Ariston resterà vuota: “Sarà molto difficile: è il pubblico che ti dà la carica, l’energia arriva da lì, soprattutto dalla galleria dove trova posto il pubblico vero, non a inviti. Sarà tutto più asettico - sottolinea la Goggi, che nel 1986 è stata la prima donna a condurre il Festival - una sfida per Amadeus e Fiorello. Ma non ci sono alternative e riuscire a portare a casa Sanremo è già un gran risultato, è un passo avanti… Non dimentichiamo che si tratta di un evento centrale anche dal punto di vista dei media, degli introiti pubblicitari, del turismo. Come è arrivato il via libera per la rassegna canora sanremese, così mi piacerebbe anche riaprissero anche teatri e cinema, con il distanziamento e tutte le regole anti-Covid”.
Amicizie, femminismo, scelte professionali, solidarietà e futuro: ”Ho avuto una vita che mi ha privato delle amicizie femminili. Ho sempre avuto buone conoscenze, mentre le mie amiche erano solo quelle della scuola, delle medie e del liceo con le quali ancora mi sento. Il fatto è che mi sono sempre spostata come una trottola e non ho avuto modo di avere tante amicizie specie dopo che mi sono accompagnata a Gianni Brezza. Ho scoperto tardi quanto possa essere importante confrontarsi con una donna. Il mondo femminile, va detto, è particolare e non sempre gli uomini riescono a capirlo davvero. Noi donne, ad esempio, siamo più attente alle piccole cose a cui gli uomini non badano. Solidarietà? Devo dire che tra noi donne ce n’è poca e lo dico con grande rammarico e dispiacere. Credo non ci sia perché siamo ancora legate all’immagine della donna che ha l’uomo. La solidarietà allora viene meno perché tu ti confronti con le altre attraverso lo sguardo maschile e ti chiedi: perché quell’uomo preferisce lei e non me? Cosa ha lei più di me? Ci dovremmo liberare di questa cosa. Del fatto di invidiare chi piace più di noi agli uomini”.
“Se penso al mio percorso, devo dire che ho cominciato da subito a battermi per il femminismo, che io chiamo ‘femminilismo’. Un esempio su tutti: dato che l’azienda in cui sono nata e sono cresciuta, la Rai, non mi avrebbe mai dato un ruolo fondamentale in un programma, a un certo punto sono andata a Mediaset dove ho ottenuto una trasmissione con il mio nome nel titolo, ‘Hello Goggi’. Sul piano professionale noi donne abbiamo fatto tanti passi avanti, almeno in televisione, penso a Milly Carlucci e Mara Venier”.
“Sono molto contenta e felice anche se per fare questo sono dovuta invecchiare. Sto scrivendo un libro sui miei 70 anni pieno di mirabilia, ovvero con oggetti raccolti dai miei fan. Ma quello che vorrei fare davvero è scrivere una sceneggiatura. L’idea ce l’ho già: parlare di donne della mia età”.