TEL AVIV - Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato di aver “condotto un attacco mirato” contro i vertici di Hamas, dopo che esplosioni si sono udite a Doha, capitale del Qatar. L’emittente saudita Al-Hadath, citando delle fonti, ha riferito che nell’attacco sono stati uccisi i dirigenti di Hamas Khalil Al-Hayya, Zaher Jabarin, Khaled Meshaal e Nizar Awadallah.
In un comunicato, l’Idf ha sottolineato che “per anni, questi membri della leadership di Hamas hanno guidato le operazioni dell’organizzazione terroristica, sono stati direttamente responsabili del brutale massacro del 7 ottobre e hanno orchestrato e gestito la guerra contro lo Stato di Israele”. Nella nota l’esercito israeliano sottolinea che “prima dell’attacco, sono state adottate misure per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni mirate e di intelligence aggiuntiva”.
Oltre 10 i caccia israeliani che hanno partecipato al raid, riferiscono i media israeliani, precisando che nel corso dell’operazione sarebbero stati lanciati simultaneamente circa una dozzina di missili. Obiettivi del raid, secondo i media arabi, erano proprio il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya e il leader di Hamas in Cisgiordania nonché membro dell’ufficio politico, Zaher al-Jabarin. Al Arabiya sostiene che anche Khaled Meshaal fosse presente alla riunione. Il Times of Israel, citando media arabi, afferma che nel raid avrebbe perso la vita anche Muhammad Darwish, capo del Consiglio della Shura di Hamas.
Ma il gruppo militante palestinese ha smentito la notizia all’emittente televisiva Al Jazeera: i leader del gruppo sono stati presi di mira a Doha mentre discutevano della proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per un cessate il fuoco a Gaza. Ma “la leadership di Hamas riunita a Doha è sopravvissuta all’attacco di Israele”.
Secondo quanto ha dichiarato una fonte di Hamas al sito del quotidiano Al-Sharq Al-Awsat, l’attacco israeliano ha “colpito la residenza del capo negoziatore Khalil Al-Hayya, mentre l’incontro dei vertici si teneva in una casa vicina”, utilizzata in precedenza dal defunto leader del movimento Ismail Haniyeh. La casa utilizzata da Haniyeh “è stata colpita, ma con minore intensità”.
La fonte ha spiegato al quotidiano panarabo che il luogo in cui si trovavano i leader di Hamas veniva “occasionalmente utilizzato per ospitare riunioni riservate e ha ipotizzato che la scelta di questa sede potrebbe aver contribuito alla sopravvivenza della maggior parte dei membri della delegazione”.
Il Qatar ha condannato “con fermezza il codardo attacco israeliano che ha preso di mira edifici residenziali che ospitano esponenti dell’ufficio politico di Hamas a Doha”, ha scritto su X il consigliere del primo ministro del Qatar e portavoce del ministero degli Esteri Majed Al Ansari parlando di “attacco criminale che costituisce una palese violazione di tutte le leggi e le norme internazionali e rappresenta una grave minaccia per la sicurezza dei qatarioti e dei residenti del Paese”.
Il ministero degli Esteri di Doha ha quindi affermato che “le forze di sicurezza, la protezione civile e le autorità competenti hanno immediatamente iniziato a occuparsi dell’accaduto e ad adottare le misure necessarie per garantire la sicurezza dei residenti e delle aree circostanti”. Il Qatar, ha aggiunto al-Ansari, “non tollererà questo comportamento sconsiderato di Israele e la continua interruzione della sicurezza regionale, né alcun atto che prenda di mira la sua sicurezza e sovranità. Sono in corso indagini ai massimi livelli e ulteriori dettagli saranno resi noti non appena disponibili”.
Anche la Jihad islamica ha condannato l’attacco definendolo come “un atto criminale” che “non verrà tollerato" e di cui “l’amministrazione statunitense di Trump viene ritenuta responsabile” in quanto i leader di Hamas colpiti stavano discutendo la proposta Usa per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, afferma la Jihad Islamica palestinese che parla di “un atto criminale per eccellenza che viola tutti gli standard e i valori umanitari e le leggi e norme internazionali”.
Un attacco, prosegue la nota, che “conferma che l’entità insiste nel voler continuare lo spargimento di sangue nella guerra aperta di genocidio contro il popolo palestinese, uno sviluppo pericoloso che non dovrebbe essere tollerato”. La Jihad islamica palestinese conclude affermando che ritiene l’amministrazione Trump responsabile, “soprattutto perché l’aggressione sionista è avvenuta dopo quella che la Casa Bianca ha descritto come una proposta di Trump”.