GAZA - “Sette operatori umanitari uccisi per errore: in guerra succede. E noi faremo di tutto perché non accada più”: così Benjamin Netanyahu ha commentato l’uccisione di sette operatori umanitari della Ong World Central Kitchen, il cui convoglio è stato colpito da un raid aereo israeliano mentre distribuivano aiuti nella zona di Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.

Le vittime, tra cui l’autista palestinese, tre cittadini britannici, un polacco, un cittadino con doppio passaporto americano e canadese e una cittadina australiana, Zomi Frankcom, erano a bordo di tre veicoli della Ong con insegne riconoscibili sul tetto e si muovevano lungo un percorso concordato con l’Idf.

Secondo una ricostruzione fornita dal giornale israeliano Haaretz, le tre auto del convoglio sarebbero state centrate da altrettanti razzi sparati in rapida successione da un drone Hermes 450, nella presunzione che nel gruppo dei sette operatori ci fossero uno o più “terroristi armati”.

La decisione di sparare sarebbe stata presa da un’unità israeliana a guardia del percorso quando i tre veicoli avevano lasciato il deposito, dopo aver scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari. Mentre il convoglio stava percorrendo il percorso approvato, è scattato il raid con “l’ordine della sala operativa di colpire”.

Prima è stata centrata un’auto e i passeggeri hanno tentato di salire sulla seconda, colpita subito dopo nonostante la segnalazione di aggressione all’Esercito israeliano. 

“La terza macchina del convoglio - ha riferito ancora Haaretz - si è avvicinata e i passeggeri hanno cominciato a trasferirvi i feriti sopravvissuti al secondo attacco. Ma un terzo missile ha colpito anche loro”.

Il drammatico episodio è stato condannato da tutto il mondo occidentale, con la richiesta pressante e ineludibile di un’indagine trasparente e immediata da parte di Israele, chiamato a rendere conto di un’azione ingiustificabile.

La Casa Bianca, assieme a molti esponenti europei, si è detta “indignata”, mentre Joe Biden ha chiamato direttamente il capo della World Central Kitchen per esprimere le proprie condoglianze e assicurare che renderà chiaro a Israele che gli operatori umanitari vanno protetti.

Varsavia e Londra hanno convocato gli ambasciatori israeliani per chiedere risposte sulla morte dei loro cittadini, mentre la Commissione europea ha denunciato che “gli operatori umanitari devono essere sempre protetti, in linea con il diritto umanitario internazionale”.

Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, associandosi alla comunità internazionale, ha chiesto a Israele “di fare chiarezza: rispetto del diritto umanitario e tutela dei civili sono prioritari”.

“È stato un tragico incidente in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia”, ha dichiarato Netanyahu prima di annunciare l’avvio di un’inchiesta “ad alto livello” militare per appurare come sia potuto avvenire l’attacco, promettendo di rendere pubblici i risultati.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha, da parte sua, riferito di aver parlato con lo chef spagnolo José Andrés, a capo del gruppo umanitario World Central Kitchen, per esprimere il suo “profondo dolore e le sue sincere scuse per la tragica perdita di vite umane” e manifestare “l’impegno di Israele nel fornire e potenziare gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza”.

Organizzazione non-governativa, tra le preferite da Israele per lavorare nella Striscia, tra le prime a soccorrere lo Stato ebraico dopo l’attacco del 7 ottobre, ora World Central Kitchen ha sospeso ogni operazione nella Striscia.

Il ministro degli Esteri australiano, Penny Wong, ha rilasciato un’intervista televisiva riassumendo il contenuto della sua conversazione telefonica con l’omologo israeliano, Yisrael Kat, durante la quale ha espresso il sentimento del governo e del popolo australiano che reputa che “la morte di ogni operatore umanitario e la morte di Zomi Frankcom sia oltraggiosa e inaccettabile”.

Wong ha condannato l’attacco, aggiungendo di aspettarsi che Tel Aviv risponda per l’accaduto e ricordando al governo israeliano che la guerra contro Hamas non permette a Israele di evitare le proprie “responsabilità di rispettare le legge di diritto internazionale umanitario, compresa la protezione degli operatori umanitari”.

Dello stesso tono anche le dichiarazioni del Primo ministro Anthony Albanese che, durante la conferenza stampa di ieri, tenuta dopo il colloquio telefonico con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha riportato di aver “espresso la rabbia e la preoccupazione” provata per la morte di Frankcom, una persona impegnata nel volontariato per aiutare gli altri:

“Questo è assolutamente inaccettabile”, ha concluso Albanese prima di unirsi al coro dei capi di Stato e di governo per chiedere a Tel Aviv un’indagine immediata sull’accaduto.