In un mondo così frenetico dove il tutto deve essere associato al subito, in una mentalità usa e getta, spesso ci dimentichiamo che per cogliere la bellezza bisogna soffermarsi e rallentare il ritmo, sedersi e semplicemente contemplare il mondo circostante.

Ecco, trovarsi davanti a un dipinto di Julia Ciccarone vuol dire essere trasportati in una dimensione che si muove tra le sottili linee del reale e irreale, dove la lenta contemplazione e osservazione della natura (e dell’uomo e le sue emozioni che si perdono dentro d’essa) sono il motore dell’opera dell’artista di origini italiane.

Ben 35 anni di creazioni per Julia, che la portano oggi a essere una delle artiste più affermate in Australia. Ma come sempre, tutto inizia quando l’arte è un gioco: “Già sapevo di voler essere un’artista a cinque anni, quando i miei insegnanti delle elementari già mi dicevano che avevo le doti per diventarlo”, racconta sottolineando così come sia stato una scelta del tutto naturale.

Dalle scuole elementari, tutta una vita dedicata all’arte, quindi, con le prime mostre tenute appena finito il liceo, che poi sarà la prima di decine di mostre, sia personali che collettive. E poi il cinema, dove Julia ha ispirato con i suoi dipinti vari cortometraggi e un lungometraggio, Fell, di Kasimir Burgess, e l’ha portata alla direzione artistica di alcuni video musicali di importanti artisti australiani, dove il suo stile al limite tra il sogno e la realtà trova stavolta sfogo in soggetti in movimento e non su tela. Film che sono arrivati “per puro caso”, spiega sorridendo Julia.

La realtà nei suoi dipinti, si perde appunto in situazioni al limite del surreale, un concetto centrale delle sue opere: “Una delle mie mostre, quella del 2002, si intitolava proprio ‘La vita è un sogno’, e penso che per il futuro tornerò su un titolo che descrive la mia ricerca artistica dove il realismo si fonde con il mondo del sogno e del fantastico”.

Molti dei dipinti dell’artista sono richiedono inoltre un lavoro fisico importante, e la maestria nel destreggiarsi tra vari strumenti di lavoro per opere del genere nasce anche grazie al rapporto col papà, uno dei tanti grandi lavoratori italiani del secolo scorso: “Mio padre era muratore sin dall’età di 14 anni e mi insegnò a usare i suoi strumenti di lavoro. Di lì poi ho imparato a creare i set dei miei lavori. Proprio così ho iniziato anche a lavorare per i teatri d’opera, costruendone le scenografie: grazie a questo lavoro ho iniziato a pensare ai miei dipinti come dei set, pensando agli angoli di luce, le proporzioni, i protagonisti e gli sfondi”. Lei non si definisce infatti, e a buon ragione, una pittrice, ma abbraccia e ingloba nella sua opera diverse discipline.

Poi aggiunge qualche dettaglio sui genitori: “Spesso lavorava anche il sabato e qualche volta, da ragazza, lo aiutavo con la preparazione del cemento, nell’allineare i mattoni per la muratura. I miei genitori sono sempre stati grandi lavoratori. Mia mamma, Grazia, donna molto intelligente, è arrivata da San Marco in Lamis in provincia di Foggia, e papà, Luigi, è di Laterza in provincia di Taranto e si sono incontrati in Australia”. 

E sull’Italia, in particolare sulla Regione di provenienza dei genitori, aggiunge: “Ogni volta che torno in Puglia, sento di appartenervi. Anche se i pugliesi non mi reputano italiana, così come in Australia non vengo reputata australiana”. Una sensazione di “vivere in un limbo”, la definisce Julia, che probabilmente chi ha migrato dal Belpaese, e soprattutto i loro figli, possono capire appieno. E rivela una piccola curiosità su uno dei suoi dipinti più conosciuti, intitolato Purpose: “Nell’opera si vede la protagonista addormentata su un pavimento, coperta da un lenzuolo e con la testa poggiata su una valigia di pelle e con, sullo sfondo, il mare in tempesta - a testimoniare ancora il conflitto tra sogno e realtà, ndr -. Ecco, quella valigia rappresentata è la stessa che mio padre usò durante il viaggio per venire in Australia. E spesso lui scherza, dicendo che devo pagargli una percentuale sul successo del dipinto”.

Julia Ciccarone.

Intanto, il presente di Julia sembra chiaro: la ricerca dei confini tra sogni e realtà continua. Tra i tanti lavori in cantiere e le opere esposte, l’artista sarà anche tra i finalisti del Premio Len Fox, un prestigioso premio biennale australiano che celebra la vita e l’opera di Emanuel Phillips Fox, un importante pittore impressionista australiano, nato e cresciuto a Melbourne a cavallo tra il 1800 e il 1900. Il Premio riconosce pittori contemporanei che esplorano temi e tecniche simili a quelli di Fox, inclusi l’uso del colore e della luce, e un interesse per le culture globali. L’esposizione delle opere finaliste sarà al Museo d’Arte di Castlemaine Art dal 27 settembre 2024 al 2 marzo 2025.

Per seguire la vita e le opere di Julia Ciccarone, visitare il suo sito web personale o le sue pagine social.