BUENOS AIRES – Da Salerno all’Argentina per portare avanti le sue ricerche e dar vita a una rete transnazionale di studiosi.
Marcello Ravveduto, storico, docente di Digital Public History alle Università di Salerno e di Modena e Reggio Emilia.
È da sempre impegnato – a livello personale e accademico – nello studio della criminalità organizzata e del narcotraffico, al fine di diffondere una cultura della legalità.
A Buenos Aires ha passato un mese, come visiting professor, ospite dell’Università di Tres de Febrero.
Ha incontrato colleghi, studenti, giornalisti, esponenti delle istituzioni per raccontare la sua attività e creare vincoli accademici che continueranno anche dopo la sua partenza.
Ha anche visitato i luoghi-simbolo della storia recente dell’Argentina: la ex Esma (Escuela Mecánica de la Armada, una scuola per sottoufficiali della Marina che durante la dittatura era stata trasformata in un centro clandestino di detenzione e tortura degli oppositori politici) e il Parque de la Memoria, creato per ricordare i desaparecidos.

Marcello Ravveduto al Parque de la Memoria.
Che cos’è la public history di cui Ravveduto è specialista? “La storia fatta sul pubblico, con il pubblico, per il pubblico” risponde sibillino. E specifica: “Significa fare uscire la ricerca storica dal recinto dell’accademia, per portarla a un bacino più ampio di persone”. Anche a chi ha finito la scuola da tempo.
Questo significa cambiare il linguaggio e il modo di comunicare.
Bisogna essere comprensibili, interessanti, vicini al mondo dei non specialisti. Con il rischio di perdere un po’ di precisione, timore molto diffuso tra i ricercatori universitari abituati a parlare a colleghi che già conoscono la materia.
“Dobbiamo imparare a usare le metafore – spiega Ravveduto – perché sono intuitive. Poi, una volta che si è stabilito il contatto, spiegare, approfondire”.
Marcello è arrivato a questo campo di studi proprio partendo dalla storia delle mafie, di cui è specialista. “Mi sono reso conto che erano stati i romanzieri e i registi di cinema e tv ad assumersi il compito di raccontare questi fenomeni al grande pubblico” spiega.
Basta pensare al successo internazionale di una fiction come La Piovra, con Michele Placido, durata dal 1984 al 2001, che ha inaugurato un genere televisivo culminato poi con Il commissario Montalbano, protagonista di omanzi e serie tv scritti da Andrea Cammileri. Prima ancora c’erano stati i romanzi del siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989).
Ravveduto stesso studia la camorra dalla fine degli anni ’70 attraverso media audiovisivi, per esempio i testi dei cantanti neomelodici e video su Tik Tok.
“Per me è una questione di impegno civile – afferma –. Portare gli storici fuori dall’accademia, dentro la società”.
Durante il suo soggiorno argentino ha portato impostato una ricerca per mettere a confronto due generi musicali locali alle origini (i neomelodici napoletani e il tango rioplatense) che oggi sono diventati globali e ascoltati in tutto il mondo.
Un altro filone di ricerca riguarda il confronto tra la figura della vittima di mafia e quella della dittatura militare.
“Mi sono confrontato con molti colleghi argentini e ho trovato molta disponibilità – dice –. Una visione aperti a nuovi temi e nuove sfide”. Soprattutto in un momento storico come questo, con scenari che mutano continuamente.
“In fondo – riflette – noi storici siamo questo, scienziati del cambiamento”.