TEL AVIV - La nuova offensiva israeliana nella Striscia di Gaza trova la risposta di Hamas e degli houthi, che per la prima volta in due mesi hanno fatto scattare le sirene dell’allarme antiaereo prima a Tel Aviv e poi a Gerusalemme, con il lancio di missili e razzi contro le due città.
Così si chiude definitivamente la stagione della fragile tregua nell’enclave palestinese, rotta dall’Idf (forze di difesa israeliane) con una rinnovata campagna militare che conta già oltre 500 morti da martedì, di cui 190 bambini secondo la Protezione civile di Gaza. E che tornerà a spingersi fino ai confini sud della Striscia, con l’esercito ebraico che ha annunciato di aver allargato le operazioni di terra fino a Rafah.
A Tel Aviv, le sirene dell’antiaerea sono scattate nel cuore della notte “in seguito al lancio di un missile in arrivo dallo Yemen”, ha riferito l’Idf. Poco dopo, gli houthi hanno rivendicato il lancio di un missile ipersonico contro l’aeroporto Ben Gurion. A metà giornata, l’allarme è tornato a risuonare in città insieme alle esplosioni dell’Iron Dome, stavolta per il lancio di tre razzi da Gaza verso il centro di Israele, mentre in serata un nuovo attacco degli houthi ha preso di mira Gerusalemme.
Nel rivendicare il raid su Tel Aviv, Hamas ha parlato di una risposta ai “massacri sionisti contro i civili” nella Striscia: secondo le autorità dell’enclave, i bombardamenti israeliani hanno già provocato centinaia di vittime. Ma “non ci fermeremo”, ha assicurato il ministro della Difesa Israel Katz, che ha ordinato all’Idf di proseguire con un’azione intensificata a Gaza.
Così, dopo l’offensiva nel nord e nel centro dell’enclave, “i soldati dell’Idf hanno avviato un’operazione di terra nel quartiere di Shaboura a Rafah, distruggendo infrastrutture terroristiche”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito, aggiungendo che le forze stanno espandendo le attività nel sud della Striscia di Gaza.
Uno sviluppo atteso, dopo che le truppe si erano già dispiegate lungo il corridoio di Netzarim chiudendo il transito lungo l’asse Salah al-Din in entrambe le direzioni. La pressione militare continua e sembra dare i suoi frutti, secondo l’Idf che annuncia di ora in ora distruzione e morte tra le file di Hamas, forte anche del fatto che il presidente americano Donald Trump “sostiene pienamente Israele e l’esercito israeliano e le azioni intraprese negli ultimi giorni”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Intanto, l’indignazione delle famiglie degli ostaggi si è riversata nelle piazze di Israele, dove si moltiplicano le manifestazioni per chiedere al governo di fermare la guerra e concentrarsi sulla liberazione dei rapiti ancora in mano ai terroristi e per protestare contro la decisione di Netanyahu di silurare il capo dello Shin Bet Ronen Bar, tanto da spingere l’esecutivo a rinviare il voto sul suo licenziamento. A Gerusalemme, i cortei sono sfociati in scontri, con i manifestanti che hanno tentato di sfondare le barriere di sicurezza e la polizia che ha risposto con idranti e gas maleodorante.
“La ripresa dei combattimenti è una condanna a morte”, ha dichiarato la leadership della protesta in un comunicato diffuso giovedì. “Il governo sta giustiziando gli ostaggi, Benyamin Netanyahu ha deciso di riportare indietro Ben-Gvir (il deputato dell’ultradestra che è stato di nuovo nominato ministro alla Sicurezza, ndt) invece di riportare indietro gli ostaggi”.
Le famiglie hanno inoltre espresso indignazione per il fatto che il governo avrebbe dovuto riunirsi giovedì sera per discutere il destino degli ostaggi ancora intrappolati nei tunnel, ma ha invece dato priorità alla questione del licenziamento di Bar. “Abbiamo chiesto un incontro urgente con il primo ministro e il governo per mesi – si legge nella dichiarazione –. Non abbiamo ricevuto né risposta né attenzione”.
A dare man forte alla piazzam, anche il presidente israeliano Isaac Herzog che, in un forte appello, ha invitato il governo a non dividere la popolazione: “Non si possono rinnovare i combattimenti per adempiere al sacro dovere di riportare gli ostaggi e, allo stesso tempo, non ascoltare e sostenere le loro famiglie, che stanno vivendo un inferno sulla terra”, ha affermato.