PARIGI – C’è grande costernazione in Francia dopo l’attacco mortale da parte di una banda a Crépol, armati di coltelli, nel sud del Paese. I politici dell’opposizione parlano di “razzismo anti-bianco”, mentre il governo invita alla moderazione.

Circa 350 giovani stavano ballando durante una festa di paese a Crépol, a nord di Valence, quando un gruppo di sconosciuti ha attaccato gli ospiti. Molti dei ventenni avrebbero estratto coltelli lunghi 25 centimetri. Il risultato: due feriti gravi, sei feriti lievi e dieci persone “sotto shock”. Thomas Perotto, un giocatore di rugby di 16 anni del club locale, è deceduto a causa delle ferite riportate.

Se inizialmente l’incidente era stato descritto come un “alterco” o al più una “rissa” durante una festa di paese, sui social media è emersa un’immagine diversa. I testimoni oculari hanno riferito che la banda aveva proclamato di essere sul posto per “accoltellare i bianchi”.

Secondo le voci sui social media, gli autori provenivano dal quartiere di immigrati di La Monnaie, nella vicina città di Romans-sur-Isère. In realtà, però, la Procura ha annunciato che l’autore principale non arriva dal quartiere in questione.

La polizia ha arrestato finora nove individui, tra cui il giovane che avrebbe compiuto l’accoltellamento mortale. Alcuni di loro sarebbero stati catturati mentre stavano fuggendo in Spagna.

Per la Francia, questo crimine è la questione politica più importante della settimana. Su X (ex Twitter) e all’Assemblea nazionale, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha parlato di “crimine” e “omicidio efferato” prima dell’inizio della marcia funebre di mercoledì.

La leader populista di destra Marine Le Pen ha parlato di “tendenza” e ha dichiarato che sempre più feste e matrimoni in campagna vengono colpiti da “incursioni”.

L’ultraconservatrice Marion Maréchal, in rotta con la zia Marine Le Pen, tanto da affiliarsi con un partito ancora più estremista, ha parlato di “tagliagole” che vogliono lanciare una “guerra etnica” contro i bianchi e una “guerra civile”.

La prima ministra Elisabeth Borne ha reagito a questa situazione all’Assemblea nazionale, dove ha chiesto “moderazione e decenza” e ha respinto qualsiasi appropriazione politica della vicenda.