È già passato alla storia come il più grande Australian Open di sempre. L’edizione che si è appena conclusa ha attirato una folla record di oltre 1,2 milioni di appassionati del tennis che hanno varcato i cancelli di Melbourne Park durante tre indimenticabili settimane di competizione nella capitale australiana dello sport e degli eventi.
Il ministro per il Turismo Steve Dimopoulos ha celebrato un altro spettacolare successo, superando il precedente record di presenze stabilito soltanto lo scorso anno. Alloggi e alberghi della capitale del Victoria hanno inoltre riscontrato una crescita economica esemplare grazie all’enorme afflusso di visitatori interstatali e dall’estero. Gli Australian Open dello scorso anno avevano già generato più di 533 milioni di dollari in benefici economici per lo Stato; con l’edizione di quest’anno, sono stati riversati nella casse del Victoria circa 3,14 miliardi di dollari nell’ultimo decennio.
“Siamo orgogliosi di aver realizzato un altro Australian Open da record – ha dichiarato l’amministratore delegato di Tennis Australia, Craig Tiley –. Continueremo a riunire i nostri cittadini e gli appassionati di tutto il mondo in una celebrazione di sport, cibo, divertimento e intrattenimento”.
Tantissimi anche gli italiani, e italo-australiani, che hanno affollato Melbourne Park durante i frenetici giorni dedicati allo Slam Down Under. La brand designer e strategist Paola Steri, originaria della provincia di Cagliari e in Australia da ormai dieci anni, insieme al compagno Luca Pisci, ha infatti assistito alla prima settimana degli Australian Open, sugli spalti durante uno dei primi match del tennista torinese Lorenzo Sonego.
“La passione per questo sport è nata circa cinque anni fa, quando abbiamo iniziato a frequentare un campetto pubblico a Melbourne con racchetta e pallina. Abbiamo poi preso qualche lezione privata e adesso pratichiamo il tennis come passatempo – ha raccontato Steri –. L’anno scorso siamo impazziti alla vittoria di Sinner e quest’anno siamo esplosi dalla gioia ancora di più; è un talento indiscutibile”.
La designer ha inoltre pubblicato un approfondimento tecnico attraverso i suoi canali social professionali per spiegare quanto il rebranding degli Australian Open nel 2016 e le nuove strategie di marketing abbiamo influenzato la crescita straordinaria dell’evento sportivo.
“Il passaggio dal vecchio motto ‘Happy Slam’ a ‘Hit Different’ riflette proprio l’evoluzione del torneo in termini di comunicazione che quindi intende essere più giovane, più inclusivo e rappresentare al meglio i giocatori di oggi”, ha spiegato Steri.
“Le lettere AO per il logo, anche se all’inizio hanno affrontato diverse critiche – descritte addirittura come ‘una tenda con una ciambella’ – hanno portato a risultati impressionanti per lo sviluppo del brand. Anche i colori hanno influito: il blu dei campi, il giallo brillante che ricorda la pallina da tennis in movimento e i colori secondari come l’arancione e il verde che evocano energia e rappresentano al meglio l’atmosfera estiva dell’evento”, ha aggiunto.
Da sempre presente sugli spalti degli Australian Open, Rosalie Montagna, cresciuta a Melbourne da genitori italiani, ha descritto la vittoria dell’altoatesino come “dolcissima”.
“Quando ai quarti di finale Sinner ha affrontato l’australiano Alex De Minaur è stata dura scegliere tra i due! – ha detto ridendo –. Ma alla fine non posso che gioire per la vittoria di un australiano così come per quella di un italiano, considerato il mio background familiare”.
Rosalie Montagna a Melbourne Park
Ogni anno Montagna acquista i biglietti per gli Australian Open in grande anticipo per poter assistere a più competizioni possibili; la sua passione per il tennis, infatti, torna indietro ai suoi anni da teenager quando praticava lo sport alle scuole superiori.
“Ho cominciato a frequentare Melbourne Park fin dalla sua inaugurazione nel 1988 e ogni anno lo vedo sempre più affollato – ha continuato –. In molti ci vanno anche solo per l’aspetto sociale perché l’atmosfera è sempre meravigliosa”.
Alessandro Barini, originario di Isola della Scala, in provincia di Verona, ha infatti assistito alla finale degli Australian Open dalla terrazza Aperol insieme al suo caro amico Fabio Biscaldi, proprietario della pizzeria ‘48h Pizza e Gnocchi Bar’ a South Yarra. Da ormai vent’anni a Melbourne, ammette come la passione per il tennis sia nata proprio grazie al fervore che ogni anno si genera attorno allo Slam australiano.
Durante l’ultimo torneo, ha inoltre approfittato delle piacevoli aree dedicate ai bambini, AO Ballpark, per poter offrire ai suoi bambini, di otto e sette anni, una giornata di intrattenimento e divertimento sportivo.
“Per la finale, invece, siamo arrivati nel tardo pomeriggio con i mezzi sportivi, davvero ben organizzati per l’occasione speciale – ha spiegato –. C’erano tantissimi tifosi italiani sia dentro sia fuori agli stadi del tennis; una serata davvero incredibile”.
Alessandro Barini (destra) e Fabio Biscaldi celebrano la vittoria di Jannik Sinner
Anche Annapaola D’Alessio e Valerio Violetti – originari rispettivamente di Roma e Napoli, e proprietari del ristorante ‘Made In Casa’ a Malvern, oltre che di un negozio di pasta fresca e di pizza e fritti napoletani presso il Mercato Centrale nel cuore di Melbourne – sono accorsi alla finale degli Australian Open insieme ai loro figli Leonardo e Lavinia.
“La passione per il tennis è nata qui Down Under, sicuramente grazie a nostro figlio, che ha praticato lo sport per un po’, prima di scegliere il calcio”, ha spiegato D’Alessio.
Lavinia e Leonardo Violetti insieme ai nonni materni in visita a Melbourne durante la giornata trascorsa agli Australian Open
“È il terzo anno che andiamo a Melbourne Park perché c’è sempre un’atmosfera di straordinario impeto. È stato incredibile assistere alla seconda vittoria di Sinner agli Australian Open e forse, l’anno scorso, è stato anche più emozionante perché stava perdendo e poi ha sorprendentemente rimontato”, ha continuato.
Per D’Alessio e la sua famiglia, si tratta quasi di “un appuntamento annuale” al fine di trasformare la serata al celebre parco del tennis in un’esperienza di emozione condivisa.
“A Melbourne Park ti senti libero di fare il tifo e di sostenere i tennisti a gran voce – ha aggiunto –. Eravamo allo stand della Peroni, comodamente seduti, e ci siamo goduti la finale dall’inizio alla fine; è stato favoloso”.