ROMA - I referendum sulla Giustizia non raggiungono il quorum e si fermano a una partecipazione intorno al 20,8%.
Secondo l’analisi di YouTrend, se non ci fossero state le Comunali, l’affluenza sarebbe stata di cinque punti inferiore, intorno al 15%.
Ma anche nelle città delle Amministrative c’è stato un boom di schede bianche sui quesiti. Nel “fallimento” dei referendum sulla giustizia vanno anche soppesati i molti No consegnati alle urne da quella minoranza di cittadini che ha deciso di non disertare la consultazione.
Il Viminale ha pubblicato sul suo sito dedicato alle votazioni il risultato definitivo e il senso politico che sembra emergere è quello di un’altra delusione per i promotori dei quesiti. Contrariamente a quello che è accaduto in altre occasioni analoghe, infatti, quando i contrari ai referendum si sono espressi soprattutto nell’astensione, stavolta almeno in due quesiti su cinque il risultato è stato piuttosto equilibrato.
Questi i dati: nel quesito sulla legge Severino (incandidabilità a seguito di una condanna penale) 4 milioni 986.960 hanno votato Sì; 4 milioni 346.004 No. Tradotto in percentuali 53,43 per cento favorevoli all’abrogazione della norma, 46,57 per cento contrari. In quello sulle limitazioni alle misure cautelari, 5 milioni 153.407 Sì (55,67 per cento), 4 milioni 104.362 No (44,33).
Più largo ma non plebiscitario il risultato degli altri quesiti. Sulla separazione delle funzioni dei magistrati i Sì sono 6 milioni 801.432 contro 2 milioni 447.146 No: 73,54 per cento favorevoli, al 26,46 per cento i contrari. Sui membri laici dei Consigli giudiziari hanno votato favorevolmente al quesito abrogativo 6 milioni 551.192 elettori (71,53 per cento); si sono opposti 2 milioni 607.721 votanti, pari al 28,47 per cento.
Infine, sul quesito che riguardava l’elezione dei membri togati del Csm hanno messo la crocetta sul Sì in 6 milioni 619.317 (71,97 per cento), sul No 2 milioni 576.800 (28,03 per cento).
“[La bassa affluenza alle urne per i referendum] non ci stupisce; avevamo già detto che erano quesiti del tutto inadeguati ad affrontare i problemi della giustizia e che non coglievano il nocciolo delle questioni e non mi sorprende che il corpo elettorale abbia dato queste risposte”. Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, interpellato da Askanews, commenta così l’esito dei referendum che domenica ha visto un’affluenza di elettori alle urne ai minimi storici.
“Soprattutto è una conferma a quello che noi diciamo da tempo: la separazione delle carriere non è una cosa buona. è la seconda volta che viene bocciata, e questa volta in maniera ancora più pesante, dai cittadini e auspico che il Parlamento e la ministra Cartabia tengano conto delle indicazioni emerse dal voto referendario”, ha concluso.