È soprattutto il fronte del No a essersi appellato nelle ultime settimane ai milioni di cittadini italiani residenti all’estero, consapevole tanto del duro colpo che i connazionali oltreconfine subiranno a causa della riforma, quanto del peso che i 5 milioni di residenti fuori dall’Italia potrebbero avere sulle sorti del referendum.

La consultazione che in Italia avrà luogo durante l’Election Day del 20 e 21 settembre e che all’estero si terrà invece in questi giorni, a mano a mano che i connazionali iscritti all’Aire riceveranno a casa i plichi elettorali e li rispediranno votati ai rispettivi Consolati, non avrà infatti il quorum.

Ogni voto potrebbe essere pertanto quello decisivo. A noi residenti all’estero il comitato del No ha lanciato dunque un appello per la partecipazione, mettendo in risalto il fatto che se la riforma del taglio dei parlamentari dovesse passare, questo porterebbe a un taglio da sei a quattro dei senatori eletti nella nostra circoscrizione e da 12 a otto dei deputati.

Alcune ripartizioni, come quella nella quale è compresa l’Australia, potrebbero con molte probabilità rischiare di non avere quindi più un senatore da eleggere. Danneggiata gravemente sarebbe soprattutto la rappresentanza, con un senatore per oltre un milione e 300mila residenti e un deputato ogni 661mila.

In sostanza, come scrivono i comitati per il No, si arriverebbe al paradosso che una Regione come il Trentino-Alto Adige, che ha un milione di abitanti, avrebbe al Senato sei rappresentanti, due in più dei quasi 5 milioni di cittadini italiani all’estero.

E questo paradosso è ancora più inspiegabile perché la riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero arriva dopo un aumento di oltre un milione in 10 anni dei residenti oltre i confini nazionali, per la grande ondata migratoria che ha colpito l’Italia.

Chi ha lasciato il Paese in questi anni poi, a differenza di chi lo ha fatto nel ‘900, deve fare i conti con politiche migratorie nelle nazioni di residenza molto più restrittive. Questo significa che anche dopo 10 anni potrebbe non avere avuto accesso alla cittadinanza.

L’Australia in questo è un caso tipico. Ciò significa praticamente strappare i diritti politici e di rappresentanza ai cittadini italiani.