ROMA - L’obiettivo esplicito del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno, è il raggiungimento del quorum.
Un risultato che appare complicato da centrare, in primo luogo in considerazione del calo progressivo dell’affluenza alle urne registrato alle recenti consultazioni. A complicare le cose, anche l’inammissibilità del quesito sull’autonomia differenziata dichiarata dalla Corte Costituzionale, referendum che avrebbe potuto trainare la partecipazione al voto, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
In Corso d’Italia, però, riferiscono che Landini avrebbe anche un obiettivo di riserva: portare alle urne e raccogliere un numero di sì ai cinque quesiti superiore alla somma che i partiti di governo hanno raggiunto alle ultime elezioni politiche (44%).
Da molti mesi il numero uno della Cgil non perde infatti occasione per sottolineare che il governo è maggioranza nel Parlamento, ma non nel Paese. Se dovesse riuscire a portare alle urne più italiani di quanti hanno votato complessivamente per i partiti della maggioranza potrà dire, dicono nel sindacato, che il governo Meloni è di fatto minoranza.
Una partita, dunque, su cui Landini si gioca molto, dentro e fuori la confederazione. Gli incontri di oggi con Pd, M5S e Avs (la settimana scorsa ha visto i rappresentanti di Italia Viva) sarebbero una richiesta esplicita alle forze politiche di opposizione di impegnarsi a fondo, in primo luogo, per raggiungere il quorum.
Da settimane in Cgil ci sono fibrillazioni, con l’ala riformista pronta a presentare il conto se le cose per Landini dovessero andare male, non escludendo l’avvio anticipato della fase congressuale.
“Discussioni diverse oggi non hanno senso di esistere, la cosa importante è raggiungere l’obiettivo del quorum. Cosa succederà dopo lo discuteremo dopo”, ha tagliato corto Landini la settimana scorsa in conferenza stampa rispondendo a una domanda in proposito.
Il dibattito in Corso d’Italia è però aperto: il numero uno della Cgil è stato già criticato dall’opposizione interna per la partecipazione alla manifestazione del 15 marzo scorso promossa da Michele Serra, con parole d’ordine sul riarmo non del tutto allineate a quelle della Cgil.
Con i referendum, Landini si sta giocando anche gli equilibri interni alla confederazione che determineranno, a inizio 2027, il suo successore alla guida del più grande sindacato italiano. Una chiave di lettura che spiegherebbe anche l’irritazione del leader sindacale per lo scarso “appeal” riscontrato dai referendum sui media.