ISLAMABAD - Gli accordi per il cessate il fuoco tra India e Pakistan reggono ancora. Registrata infatti una sostanziale tranquillità nel Jammu e Kashmir, e nelle città lungo il confine tra i due Paesi.

Alcuni aeroporti restano ancora chiusi, ma le scuole sono state riaperte in quasi tutti gli Stati che confinano col Pakistan, inclusa Srinagar, la capitale del Kashmir indiano.

Continua invece l’accesa polemica sul ruolo assunto dagli Stati Uniti nell’accordo per il cessate il fuoco, mentre il primo ministro Narendra Modi, nel suo primo discorso alla nazione, dopo l’accordo sulla tregua, ha evitato persino di citare il ruolo del presidente Usa nella mediazione.

I media indiani citano fonti del governo che smentiscono quanto affermato da Trump, che ha sostenuto di aver usato l’arma commerciale, minacciando in caso di mancata tregua di non fare accordi con i due Paesi. A detta della stampa, il tema degli scambi commerciali non sarebbe stato toccato nei colloqui che hanno poi portato a un accordo con il Pakistan.

Secondo la ricostruzione presentata dagli ufficiali governativi, il vicepresidente americano, JD Vance, avrebbe parlato con Modi lo scorso 9 maggio, mentre il segretario di Stato, Marco Rubio, avrebbe parlato con il ministro agli Esteri di Delhi, Subrahmanyam Jaishankar, lo scorso 8 maggio e con il consigliere nazionale alla Sicurezza, Ajit Doval, il 10 maggio, giorno dell’accordo con Islamabad.

Intanto, l’Esercito pachistano ha annunciato un nuovo bilancio delle vittime degli scontri con l’India: almeno 40 civili e 11 soldati sono rimasti uccisi.

Nel comunicato del Ministero si parla di “40 civili uccisi, tra cui sette donne e 15 bambini, e 121 feriti, tra cui 10 donne e 27 bambini”, aggiungendo che “11 soldati sono stati uccisi e altri 78 feriti”.