TUNISI - Svolta in Tunisia che dovrebbe diventare il primo Paese arabo a non avere l’Islam come religione di Stato nella propria Costituzione. Il presidente della Repubblica tunisino Kais Saied ha affermato che “la nuova Costituzione del Paese non farà riferimento a uno Stato la cui religione è l’Islam, ma sancirà l’appartenenza a una umma, una comunità, che ha l’Islam come religione”.
Saied ha spiegato che lo Stato, per sua natura, non può avere una religione. “Solo le persone fisiche hanno una religione”, ha detto, ma poi, mantenendo qualche legame con la religione islamica: “Lo Stato deve operare per il raggiungimento degli obiettivi dell’Islam e della ‘Sharia’”. La nuova Costituzione sarà resa pubblica entro il 30 giugno per poi essere sottoposta a referendum popolare.
La mossa di Saied fa parte dei suoi sforzi per riformare il sistema politico tunisino, accusato di essere corrotto e caotico, ma è anche vista come una manovra per mettere fuori gioco i partiti islamisti rivali. La nuova costituzione è al centro della tabella di marcia annunciata unilateralmente da Saied per la ricostruzione del sistema politico della Tunisia, dopo che nello scorso luglio il presidente ha estromesso il governo e sciolto il parlamento, in mosse descritte dai rivali come un colpo di stato.
Il nuovo testo, prodotto attraverso un “dialogo nazionale” che ha escluso però le forze d’opposizione, come richiesto invece dai Paesi del G7 e dall’Unione europea, è stato boicottato dalla potente confederazione sindacale UGTT. Il testo dovrebbe essere approvato da Saied entro la fine di giugno prima di essere presentato agli elettori per il referendum il 25 luglio. Ma sono migliaia i tunisini che hanno protestato contro il referendum nella capitale.
Le decisioni di Saied sono state accolte con favore da una parte della popolazione tunisina stanca del sistema post-rivoluzionario corrotto e spesso caotico, ma i molti che non lo approvano temono che il nuovo progetto, di stampo marcatamente presidenzialista, possa restituire il paese all’autocrazia.
Nella tabella di marcia del presidente c’è dunque il referendum costituzionale del 25 luglio prossimo, per il quale non ci sarebbe bisogno di un quorum, ed elezioni parlamentari anticipate il 17 dicembre. Fonti stampa indicano che il capo dello Stato abbia intenzione di modificare la legge elettorale per impedire ai partiti rivali di presentarsi al voto.