“Chiederò un rimborso spese per il viaggio in Australia. Djokovic? Avrei potuto fare la stessa cosa, ma mi sono sentita sola. Ora voglio tranquillità”.
Parla così Renata Voracova, la tennista ceca che si è ritrovata in un vortice impazzito a Melbourne, tra l’improvvisa cancellazione del visto dopo ore di interrogatorio e la “colpa” di trovarsi nella stessa situazione medica (di certo non legale) di Novak Djokovic.
L’unico comune denominatore con il numero uno al mondo è appunto l’esenzione presentata a dicembre per partecipare agli Australian Open. Per il resto i due percorsi si sono evoluti in maniera opposta: “Dopo aver disputato il Gippsland Trophy a inizio gennaio - spiega la numero 82 della classifica mondiale di doppio - sono arrivate le forze dell’ordine in camera mia, chiedendomi come mai mi trovassi lì. Sono stata portata al distretto di polizia, dove mi hanno tenuto dentro una stanza per 6 ore, bombardandomi di domande e cancellandomi il visto”.
Voracova ha trascorso la notte successiva in un hotel per rifugiati, lo stesso del serbo, prima di tornare in Repubblica Ceca: “La vera differenza riguarda la battaglia legale. Io non l’ho intrapresa, mentre Nole si è affidato ai suoi avvocati per combattere la sentenza. Avrei potuto farlo anche io, è stata una mia decisione evitarla. Anche perché mi sono sentita sola in quei giorni. Ovviamente ha inciso il fatto che non ho la sua esperienza, il suo team o i suoi legali alle spalle”.
La trentottenne di Zlin si aspetta “una spiegazione dal torneo non appena si calmeranno le acque”. Poi ritorna sui propri passi in merito alla vaccinazione e conclude: “Inizialmente non volevo, ma valutando bene la situazione mi sono convinta. Mi vaccinerò, non sono una no-vax”.