ROMA - La crisi in pieno agosto scatenata da Matteo Salvini, che solo pochi giorni prima di staccare la spina al governo aveva dato rassicurazioni a Sergio Mattarella che non ci sarebbero stati scossoni fino alla definizione della legge finanziaria, non è stata gradita affatto al Quirinale. Non che il presidente si fidasse del leghista, ma almeno per responsabilità nei confronti della stabilità economica e della tenuta dei conti del Paese, il capo dello Stato non si aspettava un passo così sconsiderato in questo momento. 
Mattarella aveva chiaramente fatto capire ai due vicepremier che lo spazio per concedere le urne a settembre c’era, se ritenevano, fino al 20 luglio, poi si sarebbe dovuto portare avanti l’esecutivo almeno fino a dicembre, con ordine e senza strappi. Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva offerto l’opportunità a Matteo Salvini di andare al voto dopo le elezioni europee, se il leghista avesse voluto capitalizzare i consensi, ma il capo del Carroccio aveva risposto che si andava avanti.
Il colpo di testa degli scorsi giorni è dunque considerato sia a Palazzo Chigi, sia al Quirinale, come molto irresponsabile e stavolta per Matteo Salvini dialogare con il presidente della Repubblica o con il capo del governo sarà molto difficile.
Giuseppe Conte, forte del sostegno di Mattarella, riferirà al Senato e alla Camera tra martedì e mercoledì prossimo e a quanto trapela, il suo discorso sarà una rivendicazione di quanto di buono fatto dal governo e un’accusa durissima a chi ha deciso di farlo cadere in questo momento, mettendo il Paese in una situazione difficilissima. 
Dopo il passaggio del Senato che ha stabilito la calendarizzazione della crisi, le urne si allontanano sempre di più e l’idea della Lega di votare la riforma costituzionale ma poi congelare tutto e farla entrare in vigore solo nella legislatura successiva è una forzatura di quelle che al Quirinale non piacciono.
Con ogni probabilità dunque si dovrà trovare una soluzione e l’unica possibile al momento è convincere Nicola Zingaretti ad accettare un dialogo con i 5 Stelle e l’unico che può farlo è Sergio Mattarella. A quanto sembra di capire l’ipotesi verso la quale propende il capo dello Stato sarebbe quella di un Conte bis, non solo perché il premier gode di un ampio gradimento per l’equilibrio dimostrato e l’attenzione verso le istituzioni, ma anche per l’ottimo rapporto che è riuscito a costruire in ambito internazionale, soprattutto con le istituzioni di Bruxelles.
Lo stesso Conte martedì ha fatto intendere che sarebbe disposto a proseguire la legislatura con un’altra maggioranza. “Conta chi lavora nell’interesse del Paese - ha detto il premier -, non conta il colore politico”.  Davanti alla soluzione immaginata da chi vorrebbe continuità ci sono però diversi ostacoli. Il primo è segretario del Pd, che Salvini nel suo discorso al Senato ha addirittura cercato di ingraziarsi. Il secondo è Matteo Renzi, che tenta in tutti i modi di intestarsi la soluzione della crisi, ma né Zingaretti né i 5 Stelle sono disposti a sedersi a un tavolo con lui. 
Infine, c’è la forte indecisione di una parte dei pentastellati, soprattutto quelli dell’ala ortodossa, che non sono disponibili ad allearsi con il Pd e preferiscono perdere le elezioni che perdere l’anima. C’è poi un’ulteriore componente di incertezza che è rappresentata da Forza Italia. 
I vertici del partito si sono riuniti a Palazzo Grazioli e hanno opposto un netto rifiuto all’idea di Salvini per un listone unico del centrodestra. Forza Italia è pronta a ridare vita alla coalizione di centrodestra ma mantenendo la propria identità, fanno sapere. Tradotto: servono poltrone e garanzie chiare. Anche perché di Salvini è difficile fidarsi. Il suo azzardo sta fallendo, uscirà presto dalle stanze dei bottoni, il plebiscito che vorrebbe si allontana. 
Adesso rischia di perdere tutto. O ha fatto un clamoroso errore di valutazione, sussurra qualcuno, o c’è qualcos’altro che lo ha spinto a tentare il tutto per tutto adesso.