ROMA - La nuova puntata di Report ha riacceso la polemica sul Garante per la Privacy, mettendo in luce presunti conflitti d’interesse, carenze di trasparenza e spese fuori controllo.
L’inchiesta, presentata da Sigfrido Ranucci e trasmessa nonostante la diffida formale dell’Autorità, ha ricostruito le vicende interne del collegio guidato da Pasquale Stanzione, concentrandosi in particolare sulla multa da 44 milioni di euro a Meta, poi ridotta e infine caduta in prescrizione.
Secondo Report, il componente del Garante Agostino Ghiglia avrebbe incontrato il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione sull’ammenda.
“Report documenta fatti inoppugnabili e due membri dell’Autorità hanno cercato di metterci i bastoni fra le ruote”, afferma Ranucci, citando Ghiglia e la vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni, che avrebbe contattato i vertici Rai. Ghiglia ha replicato parlando di “insinuazioni malevole e diffamatorie”.
Il programma ha inoltre evidenziato presunti rapporti di Stanzione con i legali della famiglia del ministro Gennaro Sangiuliano, la multa da 150 mila euro inflitta a Report per la messa in onda di un audio privato dell’ex ministro e la mancata reattività del Garante contro il sito sessista Phica.net, nonostante le segnalazioni di 17 donne.
Un capitolo è stato dedicato anche alle spese e ai benefit interni: rimborsi per fitness e lavanderia, viaggi in business class, soggiorni e missioni giudicati “poco compatibili con la sobrietà di un’autorità pubblica”. L’accusa di Ranucci è esplicita: “La mano del Garante è duale, di piuma con gli amici e di piombo con i nemici”.
La puntata si è poi allargata ad altri fronti. Un servizio ha analizzato le nomine nelle commissioni consultive del ministero della Cultura per il teatro e il circo e la gestione dei relativi fondi, mentre un altro ha riguardato la Commissione Antimafia guidata da Chiara Colosimo.
In questo contesto Report ha mostrato una foto del 2015 che ritrae la deputata di Fratelli d’Italia accanto a un busto di Benito Mussolini, insieme a Pamela Perricciolo, titolare dell’agenzia di mangement dello spettacolo al centro delle polemiche della storia d’amore di Pamela Prati con Mark Caltagirone, personaggio fittizio, creato sui social. “Mi dispiace moltissimo. Ho fatto il mio primo viaggio della memoria a scuola e da allora non ho mai avuto simpatie per Mussolini. Questa foto non l’ho mai vista, sono meravigliata di averla fatta”, ha commentato Colosimo.
Le reazioni politiche all’inchiesta non si sono fatte attendere. La segretaria del Pd Elly Schlein ha chiesto le dimissioni dell’intero collegio del Garante, parlando di “un sistema gestionale opaco e permeabile alla politica”.
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha rincarato la dose: “Le autorità di garanzia non possono diventare succursali di partito o di Colle Oppio. Chiediamo l’azzeramento immediato del Garante”.
Dall’altro lato, la premier Giorgia Meloni ha respinto ogni accusa: “Il Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, con un presidente in quota Pd. Dire che sia sotto pressione del centrodestra è ridicolo. Se Pd e M5S non si fidano di chi hanno messo lì, potevano scegliere meglio”.
Ospite a Un Giorno da Pecora, su Radio 1, Ranucci ha infine commentato che le eventuali dimissioni del Garante “sarebbero una sconfitta, non una vittoria” e ha sottolineato che “il vero problema è il sistema delle Authority, da anni piegato alla politica. È questo che mina la libertà di stampa e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni di garanzia”.