MILANO - Il questore di Milano Bruno Megale ha revocato la licenza alla Gintoneria di via Napo Torriani, a Milano, a causa di “una situazione obiettivamente pericolosa e intollerabile per la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Il locale di Davide Lacerenza e della sua ex compagna Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, era stato chiuso nelle scorse settimane perché ritenuto al centro di un giro di droga e di prostituzione, e ora non riaprirà più.
I due indagati si trovano ai domiciliari da inizio marzo, quando la Guardia di Finanza ha sequestrato il locale insieme a quello ufficioso chiamato La Malmaison, scoperchiando il vaso di Pandora su un giro di centinaia di migliaia di euro, prodotti di lusso e superalcolici pregiati, macchine e orologi costosi, ma anche molta cocaina e giovanissime escort.
Un vero e proprio tempio degli eccessi notturni milanesi frequentato da facoltosi clienti, tra cui ereditieri, imprenditori, youtuber, giornalisti di gossip e influencer.
Uno dei clienti, quello da cui è partita l’indagine dopo le segnalazioni di Bankitalia di operazioni sospette sui conti di Lacerenza, avrebbe versato all’indagato, dal 2020 al settembre 2023, oltre 641 mila euro.
Al momento dell’ingresso delle forze dell’ordine nella Gintoneria, a pochi passi dalla Stazione Centrale, è stato trovato un piatto con ancora della cocaina sopra un tavolo, resti probabilmente dell’ultima serata.
Alla Gintoneria, le donne erano chiamate “cavalli”, e c’era anche un cosiddetto “pacchetto vizi” che poteva essere recapitato a casa, secondo quanto accertato dalle indagini. Le cifre andavano dai 3mila ai 10mila euro a serata, se non di più.
Lacerenza ha depositato nei giorni scorsi al Tribunale del riesame di Milano un ricorso contro il sequestro per un valore di oltre 900mila euro, di cui 33mila trovati su un conto in Lituania, 40mila su conti italiani e diecimila euro in contanti.
Il difensore di Stefania Nobile, Liborio Cataliotti, non ha presentato istanza contro la misura cautelare dei domiciliari, che la Procura di Milano ha disposto anche nei confronti di Davide Ariganello, una sorta di factotum di Lacerenza e della ex compagna.
Nobile e sua madre, Wanna Marchi, erano già balzate agli onori della cronaca in quanto protagoniste di una delle vicende più note della televisione italiana negli anni ’90, quando attraverso televendite aggressive sui canali Rete A (poi diventata All Music e oggi Deejay Tv) e Italia 7 (oggi 7 Gold), vendevano prodotti “miracolosi”, amuleti “contro il malocchio” e numeri del lotto “fortunati”, sfruttando la credulità di persone vulnerabili.
Nel 2001 furono indagate per truffa aggravata, e nel 2009 condannate a oltre 9 anni di carcere. Dopo aver scontato la pena, tentarono senza successo un ritorno nel mondo dello spettacolo.
MILANO - Il questore di Milano Bruno Megale ha revocato la licenza alla Gintoneria di via Napo Torriani, a Milano, a causa di “una situazione obiettivamente pericolosa e intollerabile per la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Il locale di Davide Lacerenza e della sua ex compagna Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, era stato chiuso nelle scorse settimane perché ritenuto al centro di un giro di droga e di prostituzione, e ora non riaprirà più.
I due indagati si trovano ai domiciliari da inizio marzo, quando la Guardia di Finanza ha sequestrato il locale insieme a quello ufficioso chiamato La Malmaison, scoperchiando il vaso di Pandora su un giro di centinaia di migliaia di euro, prodotti di lusso e superalcolici pregiati, macchine e orologi costosi, ma anche molta cocaina e giovanissime escort.
Un vero e proprio tempio degli eccessi notturni milanesi frequentato da facoltosi clienti, tra cui ereditieri, imprenditori, youtuber, giornalisti di gossip e influencer.
Uno dei clienti, quello da cui è partita l’indagine dopo le segnalazioni di Bankitalia di operazioni sospette sui conti di Lacerenza, avrebbe versato all’indagato, dal 2020 al settembre 2023, oltre 641 mila euro.
Al momento dell’ingresso delle forze dell’ordine nella Gintoneria, a pochi passi dalla Stazione Centrale, è stato trovato un piatto con ancora della cocaina sopra un tavolo, resti probabilmente dell’ultima serata.
Alla Gintoneria, le donne erano chiamate “cavalli”, e c’era anche un cosiddetto “pacchetto vizi” che poteva essere recapitato a casa, secondo quanto accertato dalle indagini. Le cifre andavano dai 3mila ai 10mila euro a serata, se non di più.
Lacerenza ha depositato nei giorni scorsi al Tribunale del riesame di Milano un ricorso contro il sequestro per un valore di oltre 900mila euro, di cui 33mila trovati su un conto in Lituania, 40mila su conti italiani e diecimila euro in contanti.
Il difensore di Stefania Nobile, Liborio Cataliotti, non ha presentato istanza contro la misura cautelare dei domiciliari, che la Procura di Milano ha disposto anche nei confronti di Davide Ariganello, una sorta di factotum di Lacerenza e della ex compagna.
Nobile e sua madre, Wanna Marchi, erano già balzate agli onori della cronaca in quanto protagoniste di una delle vicende più note della televisione italiana negli anni ’90, quando attraverso televendite aggressive sui canali Rete A (poi diventata All Music e oggi Deejay Tv) e Italia 7 (oggi 7 Gold), vendevano prodotti “miracolosi”, amuleti “contro il malocchio” e numeri del lotto “fortunati”, sfruttando la credulità di persone vulnerabili.
Nel 2001 furono indagate per truffa aggravata, e nel 2009 condannate a oltre 9 anni di carcere. Dopo aver scontato la pena, tentarono senza successo un ritorno nel mondo dello spettacolo.