L’uomo, cittadino australiano, fu condannato all’ergastolo senza condizionale dopo essersi dichiarato colpevole di 51 capi di imputazione per omicidio, di 40 capi di imputazione per tentato omicidio e di uno di atti terroristici.

La Corte d’Appello della Nuova Zelanda ha confermato oggi che il suo rappresentante legale ha presentato ricorso contro la sua condanna.

La richiesta di appello è stata accolta, ma nessuna udienza è stata ancora fissata.

Nell’agosto 2020, nel momento in cui il tribunale di Christchurch pronunciò la sentenza, Tarrant non presentò alcuna eccezione ad essa, ma l’anno scorso ha segnalato tramite il suo avvocato di ritenere di aver ricevuto un trattamento “disumano e degradante” mentre era in custodia.

Nel pronunciare la sentenza il giudice Cameron Mander affermò che non esisteva un periodo minimo di reclusione atto a punire a sufficienza il crimine perpetrato.

“I suoi crimini sono così efferati che anche se fosse detenuto fino alla sua morte, la pena non soddisferebbe i requisiti di punizione e di condanna. Omicidi brutali e oltremodo spietati. Le sue azioni sono state disumane”, affermò il giudice Mander.

“Non ha mostrato pietà. Lei non è un semplice assassino, ma un terrorista. A tutti gli effetti lei ha attentato ai principi della società della Nuova Zelanda”.

Quando il 15 marzo del 2019 Tarrant, allora 28enne, fece irruzione nella moschea Masjid an-Nur e nel Linwood Islamic Center, cominciò ad aprire il fuoco con armi semi automatiche su chiunque avesse incontrato.

Tarrant, che prima del crimine aveva assunto una ingente quantità di steroidi, aveva portato a compimento l’attentato dopo averlo pianificato con accuratezza nei mesi precedenti.

Numerosi esponenti politici neozelandesi assieme ad una folta rappresentanza del pubblico hanno richiesto che Brenton Tarrant, nato a Grafton (NSW), fosse deportato in Australia e che questa si facesse carico dei costi (50 miloni di dollari) del carcere di sicurezza a vita a cui e stato condannato, ma l’estradizione per un crimine commesso in Nuova Zelanda richiederebbe una modifica delle leggi locali vigenti.