SYDNEY – Il tasso d’inflazione è sceso al livello più basso dai primi giorni della pandemia in Australia, un segnale che la pressione per il carovita sta cominciando ad allentarsi.
L’ufficio di statistica (Australian Bureau of Statistics - ABS) ha confermato che il tasso annuale d’inflazione è stato misurato al 2,8% nel trimestre conclusosi a settembre, dopo che aveva raggiunto il 3,8%, a metà 2024.
In base ai dati diffusi l’aumento generale dei pezzi è stato solo dello 0,2% a settembre, contro il +1% registrato nel trimestre conclusosi a giugno.
La media troncata, una misura dell’inflazione che non tiene conto delle maggiori oscillazioni di prezzi al consumo, è scesa, dal dato aggiornato al 4% dello scorso trimestre, al 3,5%.
I maggiori contributi all’aumento generalizzato dei prezzi dello 0,2% sono arrivati dai settori ricreativi e culturali (+1,3%), cibo e bevande analcoliche (+ 0,6%). Analizzando quest’ultimo dato si evince che I maggiori aumenti sono stati nei pasti al ristorante o da asporto (+0,8%), carne e pesce *+1,1%) e frutta e verdura (+1.0%).
L’inflazione dei servizi viaggia invece al 4,6% a settembre, +0,1% rispetto al trimestre di giugno, per gli incrementi di affitti, assicurazioni e servizi di assistenza all’infanzia, oltre che per viaggi per le vacanze e i viaggi interni, rispettivamente al1,9% e 1,1%.
In diminuzione invece i prezzi dei capi di vestiario e di calzature (-0,7%), gli immobili (-0,1%), i trasporti (-2,2%) e la sanità (-0,1%).
I costi energetici sono scesi del 17,3%, grazie ai programmi di assistenza del governo federale, senza i quali sarebbero aumentati dello 0,7%, mentre quelli dei carburanti sono stati ridimensionati del 6,7%, raggiungendo il livello più basso dal trimestre conclusosi a giugno del 2023.
L’esperta di statistiche di mercato dell’ABS, Michelle Marquardt, ha fatto notare che l’aumento generalizzato dei prezzi dello 0,2%, registrato a settembre, è il più basso dal trimestre di giugno 2020, quando eravamo nel pieno della pandemia.
“Il tasso annuale del 2,8%, registrato a settembre, dopo che nel trimestre precedente era stato misurato al 3,8%, è il più basso tasso annuale da marzo 2021”, ha detto Marquardt, ricordando che il limite di guardia che soddisfa i criteri sull’inflazione della Reserve Bank è tra il 2 e il 3%.
La domanda che è sulla bocca di tutti, dal ministro del Tesoro Jim Chalmers, agli economisti, fino, soprattutto, alla gente comune, è quale significato, quale rilevanza possa avere questo ridimensionamento dell’inflazione sulle decisioni in merito ai tassi d’interesse, del Consiglio d’amministrazione della Reserve Bank of Australia (RBA), che si riunirà lunedì e martedì prossimo.
Tutti gli economisti sono alquanto concordi nel dire che non ci sarà nessun annuncio eclatante la settimana prossima da parte della governatrice dell’RBA, Michele Bullock, e che per un eventuale ritocco al ribasso dei tassi d’interesse si dovrà attendere fino a febbraio del prossimo anno.
Per Devika Shivadekar, economista presso RSM Australia, la spesa dei consumatori nei prossimi mesi sarà fondamentale sia per l’RBA sia per i commercianti: “Ci stiamo avvicinando ai grandi saldi di Black Friday e Cyber Monday e poi al Natale, quindi siamo nelle situazioni in cui ci sarà l’opportunità di spendere molto, e bisognerà vedere se la combinazione di allentamento dell’inflazione, degli aiuti governativi e della riduzione delle imposte, provocherà un aumento della domanda, o sarà sufficiente a convincere l’RBA a ridurre i tassi d’interesse. Noi, comunque, anticipiamo una riduzione nel primo trimestre del 2025”.
Il ministro del Tesoro, Jim Chalmers, ha rispedito al mittente le critiche dell’opposizione secondo cui l’inflazione sarebbe alimentata dai programmi assistenziali del governo sull’energia: “L’inflazione complessiva è nei limiti di guardia fissati dall’RBA per la prima volta dal 2021, e sono stati fatti progressi sostanziali sul fronte dell’inflazione sottostante che è stata limata di mezzo punto percentuale in un trimestre”, ha detto Chalmers non perdendo l’occasione di rimarcare che i dati resi noti ieri sono stati raggiunti anche grazie ai programmi del governo federale.
Evitando ogni speculazione sulle possibili intenzioni della banca centrale, Chalmers ha aggiunto che il governo riconosce che “la guerra all’inflazione non è ancora stata vinta, ma abbiamo fatta notevoli progressi”.
Il portavoce dell’opposizione al Tesoro, Angus Taylor, ha fatto notare che l’Australia è il fanalino di coda nella classifica dei Paesi impegnati nella lotta per contrastare l’inflazione, dietro all’Unione europea, Svezia, Norvegia, Giappone, Nuova Zelanda e Canada.