CANBERRA - La crescita della popolazione e le difficoltà economiche dello Stato del Victoria potrebbero garantire una quota maggiore della GST, a scapito del New South Wales, del Queensland e del Western Australia.

La distribuzione delle entrate della Goods and Services Tax viene ricalcolata ogni anno, assegnando a certi Stati una quota maggiore pro capite in base alle loro necessità e alla loro capacità di generare entrate. Una decisione annuale che scatena spesso polemiche tra premier e ministri del Tesoro statali per il fatto di dover sostenere gli Stati più piccoli. 

Dall’introduzione della GST nel 2000, le principali lamentele sono arrivate soprattutto dai due maggiori Stati, il New South Wales e il Victoria, e più recentemente anche dal Western Australia, in virtù dei ricavi miliardari derivanti dalle esportazioni minerarie.

Il Victoria si trova ora sul filo del rasoio tra essere un contributore netto e diventare un beneficiario netto della GST, che rappresenta circa la metà di tutti i pagamenti ai governi statali e territoriali. Lo scorso anno, il ricalcolo della ripartizione non aveva mancato di generare tensioni, con il premier del NSW Chris Minns che aveva definito il Victoria uno “Stato assistenziale”, mentre l’ex tesoriere del Victoria Tim Pallas aveva risposto definendolo un “idiota arrogante”.

La Commissione Federale per le Sovvenzioni determina ogni anno il bisogno di ciascuno Stato e Territorio, calcolato in base alla popolazione, alle esigenze finanziarie e alla capacità di generare entrate, con l’obiettivo di garantire servizi equi in tutto il Paese. Dal 2000, il Victoria ha ricevuto in media 85 centesimi per ogni dollaro raccolto; l’anno scorso questa cifra era salita a 97 centesimi, e  quest'anno dovrebbe entrare a fare parte della fascia degli Stati assititi.