ROMA - La legge elettorale torna al centro del dibattito nel centrodestra con l’avvicinarsi della fine della legislatura e chiama in causa anche i presidenti di Camera e Senato, orientati su sensibilità diverse ma accomunati dall’obiettivo di assicurare una maggioranza chiara e solida. 

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, invita alla cautela. Incontrando la stampa parlamentare a Montecitorio nel tradizionale scambio di auguri prenatalizi, ha risposto con ironia all’ipotesi di una riforma: “La dico con una battuta, per scaramanzia io eviterei”, osservando che “chi l’ha cambiata, poi non mi sembra che gli sia andata particolarmente bene”.  

Una posizione misurata, probabilmente dettata anche dal ruolo istituzionale, che lascia intendere la possibilità di mantenere l’attuale sistema. Fontana non nega l’importanza della stabilità, “fondamentale anche a livello internazionale”, ma sembra suggerire che, visti i precedenti, non convenga “darsi la zappa sui piedi”, in linea con la tradizionale prudenza della Lega sul tema. 

Diverso l’approccio del presidente del Senato Ignazio La Russa. In serata, sollecitato sulle parole di Fontana, ha riconosciuto che il rischio di un boomerang esiste, ma ha rivendicato il dovere istituzionale della seconda carica dello Stato: “Al presidente del Senato spetta l’obbligo di non usare, purtroppo o per fortuna, la scaramanzia e di non accelerare ma neanche di rallentare”.  

Nessuna fuga in avanti, dunque, ma nemmeno freni. La Russa ha rimesso la palla ai partiti, chiamati a “interrogarsi e trovare risposte”, e ha escluso che sia necessario attendere la conclusione del referendum sulla giustizia per avviare il confronto parlamentare.  

“I tempi ci sono, deciderà il Parlamento in autonomia”, ha detto, aggiungendo che il tema è ormai ampiamente discusso: “Se devo fare un prognostico dico che se ne parlerà”. 

Nel pomeriggio, proprio al Senato, un convegno ha celebrato i trent’anni del Tatarellum, la legge elettorale regionale firmata da Pinuccio Tatarella. Al dibattito, oltre a La Russa, hanno partecipato il nipote di Tatarella, Fabrizio, l’ex presidente della Camera Luciano Violante e il leader di Azione Carlo Calenda.  

Violante ha avanzato alcune ipotesi che La Russa ha definito meritevoli di “assoluta attenzione”, come il ricorso al Parlamento in seduta comune in casi specifici, tra cui il voto di fiducia, o l’introduzione della fiducia costruttiva.  

Calenda ha espresso cautela sul bipolarismo, mentre a spingere apertamente per una nuova legge elettorale è stato Alberto Balboni, presidente meloniano della commissione Affari costituzionali.  

“Soprattutto al Senato, per il sistema elettorale che ha e per la riduzione del numero dei parlamentari, anche vincendo alla fine la differenza è di un seggio. C’è una grandissima probabilità di arrivare a un pareggio, con la conseguenza che sarà inevitabile un compromesso”, ha spiegato. 

Tra i leader di maggioranza è intervenuto anche Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, che ha ribadito la necessità di una riforma in nome della stabilità e per “ridare davvero il potere di scelta ai cittadini”. La sua proposta guarda a un sistema proporzionale sul modello delle Regioni, con preferenze, indicazione del premier, listino e premio di maggioranza, senza soglie di sbarramento all’interno delle coalizioni. 

Un’impostazione che non trova consenso unanime tra gli alleati, ma che conferma come il confronto sulla legge elettorale sia ormai aperto e destinato ad accompagnare la parte finale della legislatura.