ROMA - Al momento non esiste un testo ufficiale sulla riforma della legge elettorale, e come spesso accade il dibattito è iniziato prima dell’avvio formale dei lavori, probabilmente anche per valutare le possibili reazioni tra gli alleati sia del governo che delle opposizioni.
Le prime ipotesi circolate, attribuite a Fratelli d’Italia, prevedono un sistema proporzionale con un premio di maggioranza per chi supera una soglia compresa tra il 40 e il 42 per cento, con l’indicazione del candidato premier direttamente sulla scheda.
“Il sistema che mi convince di più, con i dovuti accorgimenti, è quello in vigore per le Regioni” ma “parlare di tempi per la nuova legge elettorale ora è prematuro, siamo allo scambio di opinioni”, spiega il presidente meloniano della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni.
Secondo lui, infatti, anche da esponenti della sinistra che c’è un interesse “sempre più ampio” sull’indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale.
“Non c’è stato alcun contatto”, dice secca la segretaria del Pd, Elly Schlein, a cui fa eco il leader del M5s, Giuseppe Conte, che assicura che “non c’è nessuna proposta” e “quindi quando sarà e se ci sarà questa disponibilità noi valuteremo”.
Dal canto suo Angelo Bonelli, di Avs, si dice sicuro che quello della premier sia solo un modo per distogliere l’attenzione, e questa accelerazione potrebbe indicare “che ha problemi anche nella sua maggioranza e vuole evitare che questi si evidenzino”.
Per le opposizioni, vista anche la “competizione” tra dem e pentastellati, l’ipotesi di indicare un candidato premier comune, al momento, sembra un obiettivo assai complicato.
Da Fratelli d’Italia, tuttavia, si insiste nel dire che la finalità non è mettere in difficoltà gli altri quanto approntare un sistema di voto che consenta “governabilità e chiarezza rispetto agli elettori”, un disegno che sarebbe “coerente con l’impianto del premierato”, come assicura il responsabile del Programma di partito Francesco Filini.
La cosiddetta madre di tutte le riforme, tuttavia, a quasi un anno dal primo via libera del Senato, è ferma al palo in commissione alla Camera e, secondo molti osservatori, difficilmente potrà essere approvata da Montecitorio prima di settembre.
Le indiscrezioni trapelate hanno finora lasciato tiepidi anche gli alleati del centrodestra, sebbene nella coalizione piaccia l’idea di massima di un sistema più simile a quello delle Regioni.
La reazione della Lega in particolare, che continua ad avere come sua priorità quella dell’Autonomia, è un eloquente silenzio, ma è risaputo che al partito di Matteo Salvini non piace affatto l’idea di un proporzionale puro con abolizione dei collegi uninominali.
Sono stati questi ultimi, infatti, che anche nell’ultima tornata gli hanno consentito di fare il pieno al Nord anche al di sopra dell’effettivo peso elettorale. Tuttavia, secondo i meloniani questo effetto sarebbe compensato dal premio di maggioranza
Da Forza Italia, invece, si sottolinea che “il proporzionale con premio di maggioranza sulla base del modello delle Regioni potrebbe essere una opzione percorribile”, ma l’invito è quello a non fare “fughe in avanti” e a procedere in “sintonia e unità di intenti con gli alleati”.
Monito che non si riferisce solo ad aspetti tecnici della proposta, visto che da tempo la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati, dice di aver cominciato a lavorare a una ipotesi di una sua proposta per la legge elettorale da abbinare al premierato, che però sembra completamente scavalcata dalle mosse di Fdi.