ROMA - Annullare le assoluzioni nei confronti di sei persone, all’epoca dei fatti dirigenti della Regione Abruzzo, e celebrare un nuovo processo di appello per l’allora prefetto di Pescara, per valutare altre accuse. È quanto ha chiesto il sostituto procuratore generale di Cassazione, Giuseppe Riccardi, nel processo per la strage di Rigopiano, località di montagna in provincia di Pescara. Il 18 gennaio 2017, una valanga travolse l'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort, uccidendo 29 persone.  

“Il grande assente in questo processo è il profilo di responsabilità degli esponenti della Protezione Civile della Regione in relazione alla pianificazione”, ha detto il pg davanti ai supremi giudici della sesta sezione penale, con presidente Giorgio Fidelbo. 

Riccardi ha evidenziato che i segnali di allarmi erano molteplici: “Si evidenziavano nove eventi valanghivi nell’area. Ci sono i bollettini meteo di quel periodo, la relazione delle guide alpine e, poi, la chiusura delle scuole adottata il 15 gennaio 2017”. 

Per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, condannato a un anno e otto mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso, il procuratore ha chiesto di svolgere un processo di appello bis per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e depistaggio, per le quali era stato assolto. 

“Il 17 gennaio 2017 il pericolo valanghe era forte, livello 4, e venne comunicato alla prefettura”, spiega Riccardi, specificando che “non c’era un vero allarme rosso ma sussisteva un pericolo forte che rendeva necessario istituire il Ccs e la sala operativa che avrebbe reso possibile approntare misure, come la chiusura di strade e l’invio dell’esercito come poi è stato fatto”.  

Il procuratore ha chiesto, inoltre, la conferma delle condanne dei dirigenti della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio a tre anni e quattro mesi, dell’ex gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso a sei mesi per falso, e dell’allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e del tecnico del comune, Enrico Colangeli a due anni e otto mesi entrambi.  

In appello erano state comminate 8 condanne e 22 assoluzioni, e in particolare i giudici dell’Aquila avevano condannato l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e il suo capo di gabinetto, Leonardo Bianco, rispettivamente a un anno e otto mesi e un anno e quattro mesi. 

“Le linee guida indicavano come il rischio di valanghe interessasse soltanto il 6% dei comuni dell’Abruzzo e tra questi c'era Farindola. L'ordinanza di sgombero dell'Hotel Rigopiano avrebbe evitato la tragedia”, ha concluso Riccardi la sua requisitoria, durata oltre due ore.  

Oltre ai dirigenti della Regione Abruzzo, limitatamente all’accusa di disastro colposo, il procuratore generale ha chiesto un nuovo processo di Appello anche nei confronti dell’allora sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Il riconoscimento dell’accusa di disastro colposo è auspicato dalle parti civili, che temono un rischio di prescrizione per le altre accuse in un eventuale processo di appello bis. 

Sulla vicenda sono stati recentamente realizzati la docu-serie Rigopiano: voci dal gelo (Sky) e il podcast a puntate E poi il silenzio: il disastro di Rigopiano (Spotify).