È stato graziato ‘Joe the pigeon’, un piccione viaggiatore che si credeva fosse sopravvissuto a una straordinaria traversata di 13mila chilometri dagli Stati Uniti all’Australia.
Ritrovato da Kevin Celli-Bird nel cortile di casa sua il 26 dicembre scorso, Joe presentava una fascetta sulla zampa che indicava la provenienza dall’Alabama e che fosse sopravvissuto quindi a un lunghissimo e misterioso viaggio atttraverso l’Oceano Pacifico.
Si pensava fosse fuggito da una gara svoltasi in Oregon a ottobre e che avesse approfittato di un passaggio su una nave cargo per attraversare l’oceano.
L’impresa del piccione ha attirato l’attenzione dei media in Australia e nel mondo, ma anche del servizio di quarantena e ispezione, preoccupato per le malattie che avrebbe potuto trasmettere, ordinandone così la soppressione.
“Il piccione non ha il permesso di rimanere in Australia perché può compromettere la sicurezza alimentare del Paese e le popolazioni di uccelli selvatici autoctone, oltre che a porre un rischio diretto di biosicurezza per la vita degli uccelli australiani e per la nostra industria del pollame”, aveva dichiarato il vice primo ministro Michael McCormack.
Questa storia ha fatto il giro del mondo e ha attirato l’attenzione di tutti gli amanti dei volatili che, tramite i social media, hanno avviato diverse iniziative per salvarlo: proprio la campagna internazionale ha permesso di identificare come falsa la targhetta americana sulla zampa del volatile.
A risolvere il mistero è stata l’American Racing Pigeon Union, confermando che la fascetta era falsa e che quindi non ci sarebbe motivo di abbattere Joe perché l’Australia è a tutti gli effetti la sua patria.
Il piccione, che è stato soprannominato Joe (dal nome del presidente eletto Joe Biden) si è ambientato nel cortile di Kevin Celli-Bird, l’uomo che lo ha trovato. “Gli ho dato da mangiare e nel mio giardino c’è una piccola fontana per bere; penso che Joe abbia deciso che la mia casa è anche la sua”, ha detto Celli-Bird.
La vicenda ha coinvolto anche il governo: “Se Joe è arrivato in un modo che non rispetta le nostre rigorose misure di biosicurezza, allora o se ne torna a casa o ne affronta le conseguenze”, aveva detto ai giornalisti McCormack prima di apprendere che l’uccello è, in tutto e per tutto, australiano.
Non è chiaro il perché Joe avesse quella targhetta falsa ma il dipartimento dell’Agricoltura australiano sembra abbia accettato questa versione e ha infatti comunicato che non verranno avviate ulteriori azioni contro l’uccello.