Ingegnere, ricercatrice, insegnante, musicista e fotografa. Giulia Silvani rappresenta una sintesi di talenti e passioni.

Originaria di Roma, questa brillante ricercatrice biomedica si è trasferita a Sydney nel 2019 per cambiare il modo in cui comprendiamo e trattiamo il glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più aggressivi, esplorando al contempo le frontiere della biologia nello spazio.
Laureata in ingegneria biomedica alla Sapienza di Roma e con un dottorato presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, Silvani ha un background che mescola la precisione dell’ingegneria con la complessità della biologia.

Trasferitasi in Australia con un contratto da assistente di ricerca poco prima della pandemia, ha saputo costruire un percorso professionale solido.

Ha inizialmente lavorato al Victor Chang Cardiac Research Institute, nel 2020 ha intrapreso un post-dottorato presso la University of Technology Sydney (UTS), mentre dal 2022 lavora come ricercatrice alla University of New South Wales (UNSW).

“Ho sempre dovuto lavorare per ottenere il contratto successivo – mi racconta durante la nostra chiacchierata –, non avendo cittadinanza né un permesso di soggiorno stabile, ho affrontato la precarietà con una strategia precisa, presentandomi, proponendo idee e creando un network attorno a me”.

Nel corso della sua carriera, Silvani ha vinto due importanti finanziamenti: il Charlie Theo Foundation Grant da 200mila dollari assegnatole per il suo lavoro sul glioblastoma e il Women in Early Career Research FEIT Fellowship (UTS) da 80mila dollari.

Oggi alla UNSW supervisiona dottorandi nel suo lavoro di ricerca, un traguardo che definisce “una soddisfazione immensa”.
Il cuore del lavoro di Silvani è lo sviluppo di un microambiente tridimensionale per lo studio del glioblastoma.

Utilizzando chip microfluidici, strumenti in miniatura che replicano il comportamento delle cellule in condizioni fisiologiche realistiche, ricrea un ambiente in cui cellule tumorali, sane e dei capillari interagiscono come farebbero nel cervello umano. “La barriera emato-encefalica è uno degli ostacoli principali all’efficacia dei farmaci contro i tumori cerebrali. Studiare come superarla è fondamentale”, spiega.
Questo approccio supera i limiti dei modelli tradizionali, che spesso si basano su colture cellulari inadeguate.

Giulia Silvani è convinta che questa metodologia possa aprire nuove strade sia per la biologia fondamentale che per lo sviluppo di terapie più efficaci.
Ma la sua curiosità non si ferma qui.

Dal 2021, ha iniziato a esplorare un campo in rapida crescita: la Space Biology. Usando un simulatore che riproduce l’assenza di gravità, analizza come la microgravità influisca sul comportamento delle cellule tumorali: “Studiare la biologia nello spazio ci permette di capire come la gravità abbia influenzato l’evoluzione delle patologie e di immaginare soluzioni del tutto nuove”.
Il simulatore, un’apparecchiatura semplice che ruota campioni in modo casuale per eliminare il vettore gravitazionale, consente di condurre esperimenti in modo accessibile.

Tuttavia, Silvani sogna di mandare i suoi campioni nello spazio per confermare i risultati e sta lavorando per costruire un network con NASA ed ESA, nonostante le difficoltà logistiche e i costi elevati.

Ma non è solo una scienziata. È anche una pianista, con un amore per la musica classica, oltre che una fotografa documentarista. “La matematica collega tutto ciò che faccio: la logica della musica, la precisione della fotografia, l’analisi scientifica. Anche nella fotografia, cerco sempre un equilibrio perfetto, una composizione logica e armoniosa”.
La sua vita in Australia è un viaggio continuo tra nostalgia e crescita.

Dopo un iniziale tentativo di circondarsi di italiani, ha deciso di costruire un ambiente multiculturale, abbracciando la varietà di culture e gli approcci che solo Sydney può offrire: “Lavorare con persone da tutto il mondo arricchisce ogni aspetto della mia ricerca. Non tornerei indietro”.

Silvani insegna anche un corso sui polimeri all’università, con studenti da tutto il mondo. “È incredibile vedere giovani appassionarsi alla scienza grazie a me. Mi ricorda quanto sia importante ispirare le nuove generazioni”, mi dice con gli occhi che le brillano dalla gioia.

Come chi ha tanti interessi e idee da realizzare, Giulia Silvani ancora si scontra con una sensazione di instabilità e sfida costante, come se il tempo non bastasse mai per tutto ciò che vorrebbe fare: “Mi piace pianificare, ma sto imparando a vivere nel presente”, confessa. Con la sua energia e il suo entusiasmo, è un esempio di come scienza, arte e passione possano intrecciarsi per creare un percorso di vita straordinario e in continua evoluzione.