RIAD (Arabia Saudita) - Era da quasi tre anni, da quel 24 febbraio del 2022 che Washington e Mosca avevano interrotto le relazioni e la Russia era stata messa ai margini. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il Cremlino ha riguadagnato il centro della scena, come hanno dimostrato anche le notizie relative all’incontro di martedì scorso, a Riad.
I colloqui si sono svolti al palazzo Diriyah nella capitale saudita, con la mediazione di Faisal bin Farhan Al Saud, a capo del ministero degli Esteri e del consigliere per la sicurezza nazionale saudita Musaad bin Mohammed Al Aiban, che si sono seduti al tavolo con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, e il suo consigliere per la politica estera Yury Ushakov, insieme al consigliere per la sicurezza nazionale americano Mike Waltz, l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e il segretario di Stato americano Marco Rubio.
Proprio Rubio, al termine dei colloqui, ha sottolineato che le quattro ore e mezza di incontro hanno segnato l’inizio di un lungo processo, e che, sebbene “tutte le parti debbano fare concessioni”, con la Russia si sarebbe trovato un accordo di massima su alcuni obiettivi principali.
Tra questi, “nominare i rispettivi team di alto livello per iniziare a lavorare su un percorso per porre fine al conflitto in Ucraina al più presto in un modo che sia durevole, sostenibile e accettabile da tutte le parti”, ma anche “normalizzare” le relazioni diplomatiche e “gettare le basi per una futura cooperazione tra i due Paesi su questioni di reciproco interesse geopolitico e sulle storiche opportunità economiche e di investimento”, dopo la fine della guerra.
L’intenzione sembra, quindi, quella di riallacciare una relazione tra le due potenze, una visione condivisa anche dal ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha confermato la natura costruttiva dell’incontro, dichiarando che “non solo abbiamo ascoltato, ma ci siamo anche compresi a vicenda”.
L’incontro di Riad non ha soltanto voluto gettare le basi per il processo di pace tra Russia e Ucraina, ma anche preparare il terreno per un vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, incontro che, secondo il presidente americano, avverrà “probabilmente entro fine mese”.
Dalla sua residenza di Mar-a-Lago, Trump ha confermato l’esito positivo dei colloqui, dicendosi “più fiducioso di prima” e aggiungendo che, se dopo l’accordo “i Paesi europei vogliono inviare truppe in Ucraina, agli Stati Uniti va bene”.
Tutto positivo quindi, se non fosse che ai colloqui mancava proprio l’Ucraina, che, insieme ai rappresentanti dell’Unione Europea, è rimasta a osservare da lontano l’esito di questo incontro.
“Parlano dell’Ucraina, ma senza l’Ucraina”, ha commentato Zelensky con crescente preoccupazione e nervosismo rispetto alla svolta diplomatica impressa da Donald Trump. Il presidente ucraino auspica colloqui “equi”, che includano “l’Ucraina e l’Europa in senso lato, quindi l’Ue, il Regno Unito e la Turchia”. Kiev vorrebbe evitare di essere coinvolta solo a cose fatte, perché equivarrebbe a una resa, con la rinuncia a tutti i territori persi e soprattutto nessuna garanzia di sicurezza efficace. “Il problema - ha affondato Zelensky - è che gli Stati Uniti oggi dicono cose che sono molto gradite a Putin. Penso che sia lì il problema; vogliono compiacerlo”.
“Sono molto deluso: ho sentito che sono arrabbiati per non avere un posto al tavolo dei negoziati”, ha risposto Trump in conferenza stampa, aggiungendo che “l’Ucraina non avrebbe mai dovuto iniziare la guerra”.
E, se Mosca ha messo il veto alla possibilità dell’ingresso ucraino nella Nato, sembra non avere nulla in contrario alla sua inclusione nell’Unione Europea. “È il diritto sovrano di qualsiasi Paese. Stiamo parlando di processi di integrazione economica. Qui, ovviamente, nessuno può dettare nulla a un altro Paese, e noi non lo faremo”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
L’Ue, fermamente al fianco di Kiev, ha ribadito il proprio sostegno anche durante il vertice dei giorni scorsi convocato dal presidente francese Emmanuel Macron a Parigi dove, però, è emersa la mancanza di una linea comune. I leader, riuniti all’Eliseo, non sono stati capaci di accordarsi, ad esempio, sullo schieramento di soldati europei per mantenere la pace in Ucraina, iniziativa fortemente osteggiata da Mosca.
I leader di Italia, Francia e Germania, insieme al Regno Unito e a Kaja Kallas, l’alto rappresentante Ue, sono stati informati dell’andamento dei colloqui solo in un secondo momento dal segretario di Stato americano, Marco Rubio.
“L’Europa sarà coinvolta nelle trattative per un motivo molto chiaro: noi abbiamo inflitto sanzioni alla Russia, sanzioni che sono in vigore, e non ci possono essere trattative se al tavolo non c’è l’argomento delle sanzioni e attorno al tavolo chi le ha decise e le applica”, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.