ADELAIDE – Respinta per un solo voto la proposta di legge presentata alla Camera alta del South Australia dal liberale Ben Hood che mirava a vietare l’aborto nella fase avanzata della gravidanza. 

La proposta, presentata a titolo personale dall’esponente conservatore, avrebbe costretto le donne che avrebbero voluto terminare la gravidanza dopo le 28 settimane di gestazione, a indurre la nascita e poi a far adottare il neonato.

In base alla legislazione in vigore nel South Australia dal 2021, una donna incinta può chiedere di interrompere la gravidanza anche dopo 22 settimane e sei giorni di gestazione, se l’intervento è stato approvato da due medici.

Dai dati forniti dal Dipartimento della sanità del South Australia, dall’introduzione della legge diciotto mesi or sono, “meno di cinque persone” hanno fatto ricorso all’aborto dopo le 27 settimane di gestazione.

I maggiori schieramenti politici hanno permesso ai loro membri di votare secondo coscienza, e dopo tre ore di acceso dibattito i parlamentari della Camera alta hanno votato, respingendo la proposta di Hood 10 a 9.

La votazione ha suscitato forti divisioni, e la parlamentare liberale Michelle Lensink, in congedo perché in cura per un tumore alla mammella, si è presentata in aula affinché il suo voto, poi risultato determinante, venisse contato.

Lesinsk è stata una delle più accese sostenitrici della legge del 2021 che ha decriminalizzato l’aborto nello Stato ed è contraria a qualunque emendamento proposto dalla frangia più conservatrice del suo partito. La parlamentare ha spiegato, in un’intervista radiofonica all’ABC, che in base ad un accordo raggiunto tra i liberali, la collega di partito Jing Lee, favorevole alla proposta, si sarebbe astenuta, così che il voto non sarebbe stato influenzato dalla sua assenza in aula.

Mezz’ora prima della votazione Lee ha telefonato a Lensink per comunicarle che non intendeva mantenere l’accordo preso, spingendo Lesinski a recarsi in Parlamento in fretta e furia, per votare.

Le controverse modifiche alla legge in vigore erano state appoggiate dall’attivista antiaborto Joanne Howe, accademica presso l’università di Adelaide, e sono state sostenute da manifestazioni di antiabortisti sulle scale del Parlamento statale.  La proposta invece era avversata dal Royal Australian and New Zealand College of Obstetricians and Gynaecologists (RANZCOG), con la presidente statale Heather Waterfall, che aveva descritto l’aborto come un “servizio essenziale”.

In un comunicato il presidente della Law Society of South Australia, Alexander Lazarevich aveva riaffermato l’appoggio al provvedimento varato nel 2021, in consultazione con l’Istituto per le riforme legislative dello Stato.