ROMA - Nessuna mozione unitaria sulla violenza di genere, la possibilità a cui avevano lavorato senza sosta maggioranza e opposizione per diversi giorni è ufficialmente naugragata e la Camera ha dovuto votare tre documenti diversi, approvando solo quello degli alleati di governo e solo alcuni impegni contenuti nei documenti di minoranza.
Un epilogo sul quale hanno pesato le recenti esternazioni di rappresentanti del governo su patriarcato e immigrazione illegale, che hanno reso inconciliabili le posizioni dei diversi partiti che in Aula si sono scontrati proprio su questi due temi.
Se la ministra Eugenia Roccella ha espresso “grande dispiacere” per l'obiettivo unitario mancato, la presidente della Commissione Femminicidi, Martina Semenzato di Noi Moderati, non ha trattenuto uno sfogo rivolto alle sue colleghe parlamentari: “Sono amareggiata, delusa e, dico una mezza parolaccia, incazzata, perché è una sconfitta. Non siamo riuscite a fare una mozione” perché è mancata “la volontà politica di farlo. Stavolta gli uomini, non c'entrano, abbiamo dato un pessimo esempio di sorellanza”.
Durissima l'invettiva di Stefania Ascari del M5S, secondo cui “questa propaganda razzista e misogina da parte del governo sulla pelle donne è aberrante. Abbiamo deciso di non aderire a una mozione unitaria, perché è ipocrita sedersi al tavolo con chi nega la matrice patriarcale della violenza di genere”.
Di tutt'altro tenore, l'intervento della rappresentante della Lega, Laura Ravetto, che riporta la questione ai fatti di cronaca: “Dobbiamo combattere il patriarcato ovunque sopravviva davvero, ovvero nelle enclave religiose e culturali che, all'interno della società occidentale, ospitano famiglie davvero patriarcali come quella di Saman Abbas”.