ROMA – Trentuno individui, tutti appartenenti al movimento di estrema destra CasaPound, rischiano di finire sotto processo per aver compiuto il saluto romano durante una commemorazione che, per gli inquirenti, rifletteva “la liturgia delle adunanze usuali del disciolto partito fascista”.
La Procura di Roma ha, infatti, chiuso le indagini in cui contesta la violazione delle leggi Mancino e Scelba.
Il procedimento, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, venne aperto alcuni giorni dopo l’adunata di Acca Larentia, in ricordo di tre giovani militanti di estrema destra uccisi nel 1978 nella via omonima. Le indagini sono state affidate dagli inquirenti alla Digos della Questura e ai carabinieri del nucleo investigativo che, grazie all’analisi di una serie di video, sono riusciti a individuare gli autori.
La conclusione delle indagini, che precede la richiesta di rinvio a giudizio, arriva a pochi mesi distanza dalla sentenza delle sezioni unite della Cassazione chiamate ad intervenire sul saluto romano.
I giudici, nelle motivazioni, hanno cristallizzato l’aspetto giuridico della condotta contestata ai militanti. Per stabilire la sussistenza di reato, osserva la Cassazione, il giudice deve accertare la sussistenza di una serie di elementi, tra cui “il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti”, idonei a dare concretezza al pericolo di “emulazione”.
Nella sentenza, i giudici affrontano anche il tema del saluto in caso di commemorazioni. La Cassazione, infatti, esclude che la caratteristica commemorativa della riunione possa rappresentare “fattore di automatica insussistenza del reato”.
Nell’atto, gli ermellini ribadiscono che la risposta alla chiamata del “presente” con il saluto romano, integra il delitto previsto dall’articolo 5 della legge Scelba sulla ricostituzione del partito fascista.
Questa condotta, inoltre, potrebbe integrare anche il delitto di pericolo presunto, previsto dall’articolo 2 della legge Mancino sui crimini d’odio, in quanto “manifestazione delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi” che hanno tra i loro scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Dal canto suo, CasaPound giudica “assurdo e strumentale” che il giudizio arrivi dopo undici mesi, a ridosso della data dell’appuntamento, che chiaramente si terrà anche quest’anno. “Non possono essere né denunce, né condanne a impedirci di ricordare una strage che a distanza di 46 anni è ancora senza giustizia”, affermano in un comunicato.