ROMA - No, non è un titolo di satira o di fantapolitica, per Matteo Salvini non c’è nulla di cui meravigliarsi se gli uffici romani della Lega saranno trasferiti a via delle Botteghe Oscure, dove vi fu la storica sede del partito Comunista. Per il leader del Carroccio infatti “i valori di una certa sinistra, quella di Berlinguer, degli operai e degli insegnanti ora sono stati raccolti dalla Lega” e dunque, è il ragionamento, il suo partito può considerarsi in qualche modo erede delle battaglie politiche del PCI. Parole che hanno fatto insorgere la sinistra ma che dipingono quella che è al momento una cruda realtà. Le classi più deboli e i lavoratori oggi guardano infatti in gran parte alla Lega, anche perché la sinistra nel frattempo ha volto il suo di sguardo altrove.
E lo si capisce chiaramente anche dalle ultime uscite di Romano Prodi, secondo il quale in nome di un europeismo vissuto con sempre più distacco dalle classi più deboli, sarebbe lecito sdoganare il suo storico rivale di un tempo. “Berlusconi? - ha detto Prodi - la vecchiaia porta saggezza”, e quindi oggi “non c’è più nessun tabù all’ingresso nella maggioranza di Forza Italia”, utile a rinsaldare i numeri traballanti al Senato e soprattutto, come il Pd, schierata a favore del Mes. Che però Forza Italia sia disponibile a fare da stampella a Conte, Berlusconi continua a negarlo categoricamente. Nessun ingresso in maggioranza assicura, ma semmai, grazie alle manovre sotterranee di Gianni Letta, il soccorso azzurro potrebbe arrivare tramite una truppa di senatori che andrebbero a rinfoltire le fila dei renziani, rafforzando in questo modo la stabilità del governo. Berlusconi terrebbe così un piede in due staffe e allontanerebbe anche lo spettro delle elezioni, molto temute tanto da lui che da Renzi.
Intanto, in nome della responsabilità, ben venga un confronto con il premier, che da settimane si ostina a chiedere un incontro al centrodestra dopo il rifiuto di Matteo Salvini e Giorgia Meloni di partecipare agli Stati Generali, ma che sembravano propensi ad accettare un invito a Palazzo Chigi. Quando però la settimana scorsa il premier li ha convocati, Salvini ha inaspettatamente troncato di netto qualsiasi possibilità di confronto: “Non siamo a disposizione di nessuno” ha detto, lasciando di stucco la leader di Fratelli d’Italia che invece come da accordi aveva già accettato l’invito. Presa alla sprovvista Meloni ha allora chiesto che l’incontro fosse registrato in streaming, per non essere accusata di intesa col nemico, ma ha anche espresso tutto il suo fastidio per quella che ha interpretato come una trappola tesale dalla Lega.
Salvini si è visto dunque costretto a ripensarci di nuovo e pare che un incontro con Conte alla fine ci sarà, anche se l’imbarazzante tira e molla non ha mancato di sucitare il sarcasmo del premier: “C’è un po’ di difficoltà a concordare con l’opposizione un luogo e un tempo per confrontarsi”, ha detto Conte, “un po’ come in Ecce Bombo di Nanni Moretti. Mi si nota di più se lo facciamo a Chigi o a Villa Pamphili? Mi si nota di più se lo facciamo in streaming o solo con rappresentazione fotografica? Io ci sono, gli inviti sono partiti, spero che ci sia questo confronto”.